Alcuni hanno una fine già segnata, come Tyson, ribattezzato Angiolino, un rottweiler trovato abbandonato in un giardino privato, legato a una catena. I volontari dopo averlo liberato l’hanno portato al rifugio in stato comatoso e con febbre a 40°, ridotto a pelle e ossa, pieno di piaghe e disidratato. Le condizioni erano talmente gravi che tutti gli sforzi fatti per tenerlo in vita sono stati inutili e il maestoso gigante dagli occhi di topazio è morto dopo solo 3 giorni.
Altre storie invece hanno un lieto fine, come quella di Gegè, un meticcio di taglia media ritrovato la sera di Natale mentre vagava per la strada, scheletrico e con metà faccia distrutta da un colpo di fucile. Dopo 5 lunghissimi mesi di agonia passati in clinica sotto antibiotici, antidolorifici e terapie, Gegè è tornato in forze e ha potuto affrontare il primo di una serie di interventi di chirurgia maxillo facciale. Oggi Gegè scodinzola felice negli spazi aperti del rifugio alla ricerca costante di coccole. Il “boss del piazzale” è un cane dolce, affettuoso e con tanta voglia di vivere.
Inciviltà e crudeltà, randagismo e abbandono. Questi sono solo due delle migliaia di casi che hanno dovuto fronteggiare i volontari del Rifugio “I Fratelli Minori”, struttura gestita da L.I.D.A. Lega Italiana dei Diritti dell’Animale che sorge proprio accanto all’aeroporto di Olbia e che attualmente accoglie quasi 1.000 animali invisibili: 700 cani e 230 gatti abbandonati nelle condizioni più impensabili.
“Per ogni cane che entra in rifugio faccio dei sogni, anche se non è sempre facile. Ci troviamo davanti tante situazioni drammatiche frutto unicamente della cattiveria umana: animali abbandonati e ritrovati in condizioni estreme, spesso a rischio vita, avvelenati, bastonati o feriti gravemente. Serve dare un segnale forte ed educare le persone su come vivere – racconta Cosetta Prontu, presidente di L.I.D.A. sezione Olbia – Per combattere il randagismo e l’abbandono bisogna insegnare il rispetto verso gli animali e la vita in generale: lavorare alla base del problema e sensibilizzare le persone ad adottare un comportamento più responsabile, educarle a sterilizzare i propri compagni animali e a usare il microchip. Non dimentichiamoci che il randagismo nasce dai gesti spietati degli umani che abbandonano (privi di chip e non sterilizzati) i cani che loro stessi hanno fatto nascere, hanno ricevuto o persino acquistato, venendo meno al patto che lega le nostre due specie da 20.000 anni” conclude Camila Arza Garcia, responsabile dei progetti solidali di Almo Nature/Fondazione Capellino.
Col tempo l’emergenza continua a crescere: se lo scorso anno il rifugio di Olbia ha ospitato 776 cani, di cui 10 non adottabili perché sequestrati per maltrattamento, quest’anno il numero di animali accolti tocca le 1.000 unità. Una fotografia impietosa fatta di cifre inaccettabili per una nazione civile che senza profonde campagne di sensibilizzazione sono destinati ad aumentare, e un onere importante per un rifugio che si autogestisce e si trova da solo nel sostenere tutte le spese da quelle mediche, veterinarie a quelle alimentari.
A fronteggiare questa triste realtà e collaborare con l’associazione sarda nell’arduo compito di curare e salvaguardare gli animali, è intervenuta Almo Nature/Fondazione Capellino.
Oggi chi acquista un prodotto Almo Nature deve sapere che l’azienda, da sempre impegnata a creare alimenti innovativi ma naturali che soddisfino il benessere dei compagni animali, dal 1° gennaio 2018 destina e destinerà il 100% dei profitti alla difesa dei cani, dei gatti e della biodiversità. La Fondazione Capellino, costituita il 23 aprile 2018 e che condivide gli stessi valori etici e propositi di salvaguardia e di rispetto di Almo Nature, riceverà da Pier Giovanni e Lorenzo Capellino in donazione gratuita tutte le azioni dell’azienda, così da diventarne il solo e unico proprietario.
Il rapporto tra Almo Nature/Fondazione Capellino e il Rifugio “I Fratelli Minori” di Olbia ha radici lontane e nasce in seguito alle alluvioni del 2013 che interessarono la Sardegna e Olbia in particolare. In quell’occasione Pier Giovanni Capellino, fondatore di Almo Nature, consegnò personalmente donazioni alimentare al rifugio e alle famiglie alluvionate che avevano animali.
L’anno scorso un secondo sostegno ha alleviato per qualche giorno l’emergenza cibo.
Quest’anno con l’avvento del progetto europeo A Companion Animal Is For Life che si propone di ridurre drasticamente l’abbandono e il randagismo e di trasformare i canili in luoghi di passaggio in vista dell’adozione, Almo Nature/Fondazione Capellino ha donato 4.600kg di cibo al rifugio, forniture che aumenteranno se la struttura aderirà a tutte e tre le azioni che il progetto prevede: risolvere le emergenze con LoveFood, far adottare i cani con AdoptMe e stroncare gli abbandoni con RespectMe.
L’incessante emergenza randagismo in Sardegna potrà essere contrastata soltanto con un lungo e profondo lavoro di cambio di mentalità facilitato dall’attuazione di misure repressive reali ed effettive nel punire ogni forma di sfruttamento e maltrattamento a danno di animali.