Secondo una ricerca dell’Università di Washington i livelli di ossigeno presenti sulla Terra sarebbero aumentati e diminuiti più di una volta prima dell’evento noto come la catastrofe dell’ossigeno, l’estinzione di massa delle primitive forme di vita anaerobica sul pianeta, causata dall’accumulo di letale ossigeno nell’atmosfera terrestre che si è verificata circa 2,4 miliardi di anni fa. Secondo il parere degli scienziati, il processo di ossigenazione della Terra è avvenuto in diversi momenti e per un lungo periodo di tempo. Per dimostrarlo, il team dell’Università di Washington, ha scavato in profondità nella roccia del Monte McRae Shale nell’Australia Occidentale e ha analizzato i campioni alla ricerca di metalli come molibdeno e selenio, il cui accumulo è correlato all’ossigeno presente nell’ambiente. Il risultato della ricerca ha evidenziato tracce di ossigeno tra i 50 e i 100 milioni di anni prima del verificarsi della catastrofe dell’ossigeno.
Il gruppo di studiosi – riporta Global Science – ha trovato le prove di ulteriori tracce di ossigeno nel passato della Terra risalenti questa volta a circa 2,6 miliardi di anni fa. Durante questo secondo studio sono stati rilevati isotopi di azoto e selenio, anch’essi riscontrabili in presenza di ossigeno.
Il secondo studio è stato effettuato su due nuclei di roccia situati a 300 chilometri id distanza l’uno dall’altro. Le analisi del materiale hanno riscontrato un cambiamento degli isotopi dell’azoto, indicatore della presenza di livelli di ossigeno molto diversi nel corso del tempo.
La scoperta è rilevante per lo studio degli esopianeti e delle loro atmosfere. “E’ possibile che la superficie di un pianeta – durante i periodi di transizione che lo portano ad avere livelli di ossigeno accettabili per la vita – possa essere ‘tossica’ ad intervalli di tempo di pochi milioni di anni, per poi tornare alla normalità – commenta Matt Koehler, autore principale dello studio – la mancata rilevazione di ossigeno in un primo periodo di osservazione di un pianeta, non mette in dubbio la sua abitabilità ma rende evidente che lo stesso non ha ancora accumulato la giusta quantità di ossigeno che lo un candidato ideale per ospitare la vita”. I telescopi di futura generazione saranno abbastanza potenti da poter indagare in profondità le atmosfere degli esopianeti in modo da aiutare gli astronomi a escludere i falsi negativi e rendere le loro osservazioni sempre più precise.