Grazie alla fecondazione assistita in Italia nel 2016 sono nati 13.582 bimbi: 2.125 bebè sono nati con fecondazione omologa e 1.457 con eterologa (cioè con donazione di gameti esterni alla coppia). Un numero che equivale al 2,9% del totale dei nati nel 2016 (secondo l’Istat 474.438).
Dal 2015 al 2106 sono aumentate le coppie trattate (da 74. 292 a 77.522), i cicli effettuati (da 95.110 a 97.656) e i anche i bebè nati vivi (da 12.836 ad, appunto, 13.582). Un aumento correlato all’implementazione della stessa fecondazione eterologa e delle tecniche omologhe con crioconservazione di gameti. I dati emergono dalla Relazione annuale sullo stato di attuazione della legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita, trasmessa al Parlamento dal ministero della Salute il 28 giugno scorso.
In diminuzione le gravidanze gemellari e anche le trigemine, queste ultime in linea con la media europea nonostante una persistente variabilità fra i centri. Rimane costante la percentuale di esiti negativi sulle gravidanze monitorate, per la fecondazione in vitro sia da fresco che da scongelamento.
Si conferma l’aumento progressivo delle donne con più di 40 anni che accedono a queste tecniche: sono il 35,2% nel 2016, erano il 20,7% nel 2005.
Le percentuali di successo delle tecniche omologhe restano sostanzialmente invariate: se si considera come indicatore la percentuale di gravidanze ottenute su cicli iniziati, per le tecniche di I livello si ha un valore del 10,9% (era 10,5% nel 2015), per le tecniche di II e III livello diminuisce la percentuale di gravidanze per ciclo a fresco (da 18,2% nel 2015 a 17,3% nel 2016), aumenta per le tecniche da scongelamento di embrioni (da 26,2% a 27,5%) mentre diminuisce per le tecniche da scongelamento di ovociti (da 16,6% a 16,3%).