“Mancavano 10 minuti alle 5 del 14 luglio scorso, quando i calabresi sono stati risvegliati da una scossa di terremoto, percepita distintamente in quasi tutto il territorio regionale. In base ai dati forniti dall’INGV, l’evento sismico ha avuto magnitudo Richter 4.4 ed epicentro al largo di Tropea, con profondità ipocentrale di 57 km.
Fortunatamente – rileva Alfonso Aliperta, Presidente Ordine Geologi della Calabria – l’evento sismico ha solo anticipato il risveglio mattutino, risultando innocuo per la popolazione e per le cose, e provocando solo un po’ di paura nei soggetti più sensibili. La scossa ha, tuttavia, riportato alla mente dei calabresi la preoccupazione di vivere in un territorio ad elevata sismicità, con una storia di eventi sismici distruttivi che, nei secoli, hanno periodicamente raso al suolo o danneggiato gravemente molti centri abitati, provocando decine di migliaia di morti. Tra i più nefasti, la serie sismica del 1783 (i terremoti delle Calabrie) che interessò, con una successione di eventi catastrofici, la parte meridionale della regione, da Reggio di Calabria fino alla Stretta di Catanzaro, e il terremoto del 1908 che rase al suolo Reggio e Messina, con associate ondedi maremoto alte fino a 13 metri a Pellaro, sono esempi di eventi ancora ben impressi nella memoria della popolazione – almeno quanto le immagini riproposte dai media sulle recenti scosse dell’Italia centrale, o sulla tragedia di San Giuliano di Puglia,dove 27 bambini e la loro maestra trovarono la morte per il crollo della scuola “F. Jovine”. Presto però, tornando alla quotidianità, forse per la necessità di rimuovere un problema tanto angosciante, molti dimenticheranno nuovamente il rischio terremoto perfino in una regione come la Calabria.”
“Come è noto – prosegue il geologo – un terremoto produce effetti più o meno gravi a seconda della costituzione geologica del sottosuolo e delle caratteristiche dinamiche dei terreni. La conoscenza di tali aspetti, prettamente geologici, è quindi imprescindibile per poter determinare gli “effetti di sito”, ovvero il comportamento dei terreni sottoposti ad azione sismica. La Regione Calabria ha recentemente predisposto un piano di interventi di adeguamento sismico, impegnando cospicue risorse finanziarie da destinare alle tante scuole “non sicure”. Tale iniziativa – indubbiamente meritoria nelle intenzioni – presenta, tuttavia, importanti criticità nelle modalità di attuazione: la concessione dei finanziamenti è, infatti, condizionata alla presentazione del “progetto definitivo” degli interventi di adeguamento sismico da parte dei Comuni interessati. Purtroppo, questi ultimi spesso non possiedono adeguate risorse finanziarie per poter eseguire le indagini necessarie (geognostiche, geotecniche, sismiche e strutturali), e spingono i professionisti incaricati a progettare sulla base di conoscenze “parziali”, spesso “superficiali”. Simili problemi si sono manifestati già nel corso della“prima fase” di attuazione del piano. Fortunatamente, i progetti “non conformi” sono stati individuati ed esclusi dal finanziamento. Resta, tuttavia, la possibilità che analoghe criticità si possano ripetere nella fase attuale del programma di interventi.”
L’Ordine dei Geologi della Calabria “ha evidenziato più volte tali problematiche alla Regione, proponendo tra l’altro l’istituzione di un “fondo di rotazione per la progettazione” cui i comuni possano attingere per reperire le risorse necessarie:in tal modo, si renderebbero disponibili i fondi necessari per eseguire indagini esaustive a supporto della progettazione,innalzando i livelli sicurezza e cogliendo l’occasione per rendere sismo-resistente il patrimonio edilizio pubblico, e in particolare le scuole. Inoltre, è stato proposto di potenziare le strutture tecniche degli Uffici Tecnici Decentrati (ex Genio Civile), adibite alle verifiche dei progetti e al rilascio delle autorizzazioni sismiche, assicurandola presenza di geologi per la verifica delle attività progettuali di specifica competenza.
Purtroppo, tali richieste sono rimaste inascoltate. Senza un’adeguata conoscenza geologica, è impossibile comprendere i rischi cui un dato territorio è esposto. La mitigazione dei rischi non può prescindere da una seria politica di prevenzione che includa azioni di tipo non strutturale, a partire dalla pianificazione territoriale e dalla diffusione di conoscenze sui rischi naturali e sui comportamenti di autoprotezione in caso di evento, da inserire nei programmi educativi fin dalla scuola primaria.
Non è saggio rimandare l’adozione di simili provvedimenti. Chi ha la possibilità deve agire subito per cercare di invertire la rotta e limitare effetti altrimenti catastrofici. Nella speranza che il prossimo evento sia, ancora una volta, soltanto un campanello d’allarme.”