UE, Coldiretti: l’agricoltura non paghi il costo della Brexit

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A pagare il conto della Brexit non può essere l’agricoltura italiana dove i tagli per 2,7 miliardi di euro al budget della Politica Agricola Comune (Pac) colpiscono 800mila aziende agricole mettendo a rischio la loro capacità di affrontare sfide chiave per il Paese e per la Ue stessa, dai cambiamenti climatici, all’immigrazione, alla sicurezza“: è quanto afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nella relazione all’Assemblea nazionale. “La proposta della Commissione Ue sul primo bilancio pluriennale dopo l’uscita della Gran Bretagna indebolisce l’agricoltura, l’unico settore realmente integrato dell’Unione e ciò significa minare – sottolinea Moncalvo – le fondamenta della stessa Ue in un momento particolarmente critico per il suo futuro. Una scelta peraltro giustamente bocciata – continua Moncalvo – dal Parlamento Europeo oltre che dagli stessi cittadini dell’Unione che per il 90% sostengono la politica agricola a livello comunitario per il ruolo determinante per l’ambiente, il territorio e salute secondo la Consultazione pubblica promossa dalla stessa Commissione europea. Al contrario occorre rafforzare il budget – spiega Moncalvo – per una Pac che finanzi i beni pubblici europei di carattere territoriale e ambientale prodotti dall’agricoltura, recuperando con forza anche il suo antico ruolo di sostegno ai redditi e all’occupazione agricola per salvaguardare un settore strategico per la sicurezza e la sovranità alimentare e per contribuire alla crescita dell’intera economia europea attraverso la filiera produttiva che esso alimenta. Serve – continua Moncalvo – una più equa distribuzione delle risorse superando gli squilibri che hanno caratterizzato il passato. Un obiettivo che – precisa Moncalvo – deve essere raggiunto con una convergenza esterna ed interna per rendere i pagamenti diretti coerenti con parametri come i costi di produzione, il lavoro ed il valore aggiunto. E’ infatti necessario rappresentare meglio la diversità socio-economica delle diverse agricolture europee, senza applicare insopportabili tagli lineari. Solo così – conclude Moncalvo – si potranno rafforzare gli elementi positivi in una proposta che presenta al proprio interno luci ed ombre.”

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