Giorni di dolore in Calabria, dove oggi si sono celebrati i funerali di una delle vittime della tragedia delle gole del Raganello, Antonio De Rasis, la guida morta lunedì insieme ad altre 9 persone.
Il pianto e lo sguardo perso nel vuoto di familiari e amici e una folla composta proveniente da molti comuni del Pollino e dell’alto Ionio cosentino. Cosi’ Cerchiara di Calabria ha dato l’ultimo saluto alla sua guida.
“Perché? Ma Dio è buono? Perché- ha detto il vescovo di Cassano, mons. Francesco Savino, nella sua omelia – proprio mio figlio? Dio, dove sei? Non sapendo dare risposte a quelle domande le ho rivolte a Dio e in queste ore drammatiche ho ripensato a Giobbe che mai si arrese nel rinfacciare a Dio la sua condizione e alla fine a lui si consegnò dicendo: lo so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere. Accostando il fango e i detriti che hanno inghiottito Antonio e le altre vittime della sciagura del Raganello alla polvere biblica pensiamo alla nostra fragilita’. Siamo canne spezzate dal vento dell’esistenza. L’unica certezza è che Dio non ci e’ lontano”.
Quindi il presule ha lanciato un richiamo alla responsabilità: “il ritocco benedicente delle campane e’ un richiamo alla responsabilità condivisa, ogni istituzione faccia la parte che le compete; le parole, che hanno un senso, non siano sprecate, sciupate, non siano mai parole al vento, anzi siano di responsabilità matura. Non c’è libertà senza verità e giustizia!”.
Al termine della cerimonia, dopo aver ascoltato gli interventi di ricordo di Antonio, il presule si e’ rivolto alla folla, esortandola a non parlar male della Calabria: “La Calabria è onesta, e’ bella, e’ operosa. Basta con la rassegnazione e il fatalismo. La Calabria ha tutto per risorgere. Tutti insieme ce la possiamo fare. Insieme e’ piu’ bello”. Al funerale di Antonio De Rasis erano presenti, tra gli altri, il presidente della regione Calabria Mario Oliverio, il responsabile della protezione civile calabrese Carlo Tansi, quasi tutti i sindaci del vasto territorio e i rappresentanti delle forze dell’ordine e delle associazioni che hanno partecipato alle operazioni di soccorso.
Alla fine la salma è stata salutata da decine di palloncini bianchi mentre veniva portata a spalle dai volontari del Soccorso alpino calabrese di cui Antonio faceva parte.