“La stagione irrigua non è ancora conclusa ed il Consorzio di bonifica Parmense (la principale fonte di distribuzione idrica per le colture tipiche di un territorio con 1300 chilometri di canalizzazioni) segnala la perdurante mancanza di disponibilità idrica per soddisfare le esigenze del comparto agricolo, penalizzando pregiate colture ancora in corso di maturazione come il pomodoro, le orticole ed i prati stabili, essenziali per il foraggio utile alla produzione del Parmigiano Reggiano, eccellenza casearia italiana“: lo rileva in una nota Anbi-Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue. “In questo contesto, lo stress idrico potrebbe compromettere seriamente i raccolti con conseguenti danni economici per le imprese agricole del comprensorio; l’insufficienza di risorsa idrica da distribuire sul territorio aumenta, inoltre, il rischio di conseguenze ambientali. Da qui, la necessità di proseguire nella distribuzione irrigua, che non può essere soddisfatta esclusivamente attraverso i prelievi dai pozzi, ma che necessita di derivazioni più consistenti da corsi d’acqua con portate sufficienti“. “In particolare, le criticità si aggravano a Sud della via Emilia, dove l’approvvigionamento irriguo è garantito dalle acque del fiume Taro; il Consorzio di bonifica Parmense ne richiede, alla Regione Emilia Romagna, la sollecita rivalutazione del Deflusso Minimo Vitale (D.M.V.) per permettere di aumentare le derivazioni: un provvedimento, che consentirebbe di concludere la stagione e limitare danni economici alle aziende agricole“.
L’associazione segnala una situazione analoga in Val d’Enza, dove il Consorzio di bonifica dell’Emilia Centrale ed altri enti irrigui chiedono la medesima deroga al D.M.V. per “evitare danni alle colture tipiche, minacciate ormai in modo endemico dalla carenza d’acqua“. “Le scarse piogge agostane, cadute in modo disomogeneo, non hanno infatti dato sollievo alle colture; in evidente sofferenza sono vigneti e prati stabili. La drastica riduzione di portata nell’alveo dell’Enza, registrata nei giorni scorsi, ha confermato il carattere torrentizio del corso d’acqua, che non è in grado di garantire il fabbisogno idrico, necessario al suo bacino. Per queste ragioni, anche il Consorzio di bonifica dell’Emilia Centrale chiede un provvedimento temporaneo di deroga ai limiti dell’attuale Deflusso Minimo Vitale per scongiurare danni certi alle produzioni, non alterando al contempo l’ecosistema fluviale“.
“Cambiamenti climatici e necessità produttive stanno allungando la stagione irrigua, obbligando a porre rimedio a situazioni di criticità idrica – dichiara Francesco Vincenzi, presidente Anbi – Per questo bisogna avviare da subito il confronto, fra tutti i soggetti interessati, per un’interpretazione univoca del concetto di D.M.V. soprattutto in vista della prossima attuazione della Direttiva Europea sui Deflussi Ecologici, che si pone l’obiettivo di conseguire l’equilibrio fra raggiungimento del buono stato dei corsi d’acqua, richieste per gli utilizzi idrici e diminuzione di disponibilità di risorse idriche a causa dei cambiamenti climatici“. “E’ necessario individuare e verificare misure sostenibili, che tengano conto delle specificità dei singoli territori, tenendo conto, ad esempio, delle condizioni dei torrenti appenninici, non confrontabili con i regimi idrologici di altre aree continentali; per questo, anche attraverso l’associazione Irrigants d’Europe, insisteremo per la revisione dell’attuale interpretazione dei Deflussi Ecologici, fortemente penalizzante le attività primarie del nostro Paese“.