Neuroblastoma: disponibile in Italia dinutuximab beta nei bambini

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È disponibile negli ospedali italiani una nuova molecola immunoterapica, dinutuximab beta, nel trattamento del neuroblastoma ad alto rischio nei bambini (a partire dai 12 mesi di età) e nei pazienti con neuroblastoma recidivante e refrattario (Gazzetta Ufficiale n.176 del 31 luglio 2018). Dinutuximab beta, che ad oggi rappresenta l’unica speranza di cura per questa grave patologia, ha inoltre ricevuto il prestigioso riconoscimento di ‘farmaco innovativo’ dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), per la prima volta assegnato a una molecola pediatrica oncologica. Il neuroblastoma è un tumore embrionale del sistema nervoso centrale ed è il più comune tumore solido extracranico nei bambini sotto i 15 anni d’età (rappresenta circa il 7% di tutte le neoplasie pediatriche). È anche il tumore diagnosticato più frequentemente durante il primo anno di vita. Il neuroblastoma si manifesta spesso in forma aggressiva e quasi la metà dei bambini riceve la diagnosi quando la malattia è in fase avanzata, con una media d’età alla diagnosi di 17 mesi. La terapia standard consiste nella chirurgia, radioterapia, chemioterapia e trapianto di cellule staminali.
Il neuroblastoma è descritto come “il grande imitatore” perché presenta un’ampia varietà di presentazioni cliniche: nei due terzi dei casi si manifesta nell’addome (in particolare nella ghiandola surrenale) e i sintomi più comuni sono senso di pienezza o distensione addominale.
È motivo di grande orgoglio la rimborsabilità in Italia di dinutuximab beta – dichiara il dott. Bruno Rago, Direttore Generale e Amministratore delegato di EUSA Pharma -. Questo risultato è il frutto di un’intensa collaborazione con AIFA, con la comunità medico scientifica e le associazioni dei pazienti. La rimborsabilità di dinutuximab beta non è solo un grande passo in avanti, ma, unita alla sua inclusione nella lista dei ‘farmaci innovativi’, rappresenta anche una pietra miliare per il consolidamento di Eusa Pharma in oncologia”.
L’approvazione da parte dell’Agenzia regolatoria europea (EMA), avvenuta l’8 agosto 2017, si è basata sui risultati di due studi, APN311-303 e APN311-302. Dinutuximab beta è indicato in pazienti dai 12 mesi d’età con neuroblastoma ad alto rischio, che hanno ricevuto precedentemente chemioterapia di induzione e ottenuto almeno una risposta parziale, seguita da terapia mieloablativa e trapianto di cellule staminali, e in pazienti con storia clinica di neuroblastoma recidivante o refrattario, con o senza malattia residua. In pazienti con malattia recidivante o refrattaria e in pazienti che non hanno ottenuto risposta completa dopo un trattamento di prima linea, dinutuximab beta dovrebbe essere usato in combinazione con interleukina-2 (IL-2).

Lo studio APN311-303 è un’analisi retrospettiva dei dati raccolti durante la somministrazione di dinutuximab beta in combinazione con interleukina-2 in pazienti con neuroblastoma recidivante o refrattario ad alto rischio durante un programma di uso compassionevole in aperto, non controllato, di un singolo centro (Germania), iniziato nel 2009. In questo programma di uso compassionevole sono stati trattati 54 pazienti di età compresa tra 1 e 45 anni. Le analisi dei dati derivano da 44 pazienti (29 recidivanti e 15 refrattari). La durata globale della risposta globale era una mediana di 313 giorni (con un range di 71-847 giorni). La sopravvivenza globale è significativamente migliorata nei pazienti in trattamento con dinutuximab beta, con una mediana di 1254 giorni, rispetto al gruppo di controllo con 287 giorni. A un anno la sopravvivenza libera da eventi avversi è stata pari al 45% nei pazienti recidivanti e al 58% in quelli refrattari (a due anni era rispettivamente del 31% e 29%).
Lo studio APN311-302, di fase III, ha valutato l’efficacia e la sicurezza di dinutuximab beta in pazienti con neuroblastoma ad alto rischio naïve trattato in prima linea. In prima linea dinutuximab beta è stato usato come terapia di mantenimento per controllare la malattia residua minima dopo che i pazienti avevano ricevuto chemioterapia di combinazione, terapia mieloablativa con trapianto di cellule staminali e radioterapia. Lo studio ha coinvolto 406 pazienti con età media di 3,68 anni. Tutti i pazienti hanno ricevuto la terapia standard (13-cis-RA) iniziata tre settimane prima di dinutuximab beta. I pazienti sono stati randomizzati con o senza interleukina-2. La sopravvivenza libera da eventi avversi a 3 anni era pari al 55,4% per i pazienti in trattamento con dinutuximab beta + terapia standard e al 61,2% in quelli nel braccio dinutuximab beta + terapia standard + interleukina-2. Si è quindi osservato un leggero incremento della sopravvivenza libera da eventi avversi nella popolazione globale con l’aggiunta di interleukina-2. I dati di sopravvivenza globale dei pazienti nello studio APN311-302 sono stati confrontati con 450 pazienti da un controllo storico che non avevano ricevuto immunoterapia, ma solo la terapia standard (13-cis-RA). Globalmente, il trattamento di prima linea ha offerto un miglioramento significativo della sopravvivenza globale rispetto alla terapia standard (65% vs 50%).

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