“‘Figlio dell’uomo, potranno queste ossa rivivere?’. La domanda posta ad Ezechiele rimbalza fino a noi e riecheggia i nostri interrogativi: potranno queste macerie risorgere? Tornera’ ad essere abitato questo stupendo altopiano? C’e’ un’altra domanda pero’ che ancor prima si insinua come un tarlo: ma ne vale la pena? E’ una domanda a tradimento piu’ diffusa di quanto si pensi. Lo conferma il fatto che alcuni non sono piu’ ritornati, che altri ci stanno pensando, che altri, il popolo delle seconde case, tornerebbero, ma non ci sono le condizioni“: queste le parole del vescovo di Rieti, Mons. Domenico Pompili, durante l’omelia in ricordo delle vittime del Terremoto in Centro Italia, a due anni dal sisma del 24 agosto 2016. “La domanda e’ scomoda, ma salutare. E costringe a chiedersi se crediamo o no alla rigenerazione di questa terra. Che e’ poi il simbolo del nostro Paese che va in frantumi: il ponte che si sbriciola, il canale d’acqua che travolge giovani vite, le Citta’ che sono diventate invivibili. Il mondo e’ fragile. E l’uomo lo e’ ancora di piu’“.
“Vale la pena di restare o di tornare se ritroviamo lo ‘spirito’ di questa terra che e’ unica come i tanti piccoli centri dell’Appennino, abbandonati in nome di criteri solo economici e funzionali. Vale la pena di affrontare la ricostruzione privata e pubblica, se la burocrazia non paralizza lo ‘spirito’, cioe’ la buona volonta’, dei singoli e delle istituzioni“. “Vale la pena di vivere tra queste montagne se prevenzione e investimenti sulla viabilita’ rompono il cerchio dell’isolamento fisico. Si, ne vale la pena! Basta allargare lo sguardo oltre il presente, non vedere piu’ solo macerie, ma gru! E questo grazie allo spirito di intelligenza, di responsabilita’ e di dedizione di tanti. In un diario rinvenuto dopo il Terremoto si leggono queste tenere parole: ‘domani sara’ una grande giornata. Saremo in tanti ad Amatrice e ci sara’ anche lui?gli piacero’ ancora? Chissa’ se sara’ ancora innamorato di me? Chissa’. Domani lo sapro”. Chi ha scritto non e’ piu’ in mezzo a noi. Ma la sua attesa del domani e’ vera. Domani, non oggi, sapremo se – al netto delle cose fatte e di quelle ancor piu’ numerose da fare – avremo conservato lo spirito che ci fa dire, a dispetto della realta’: si’, ne vale la pena“.