Un “movimento laterale tra le microplacche appenniniche e adriatiche che può ricaricare le molle delle strutture superficiali” , sollecitando le faglie vicine: lo ha dichiarato all’ANSA il professor Antonio Moretti, geologo dell’Università dell’Aquila, in merito ai terremoti in atto in Basso Molise. Secondo l’esperto gli eventi tellurici si stanno verificando “in una specie di ‘buco’ sismico tra la zona del Gargano e le strutture della dorsale appenninica“: le faglie interessate “non sono confinate nella crosta superiore come quelle appenniniche ma riguardano tutta la litosfera e sono legate a movimenti del mantello, difficili da prevedere, perché non abbiamo un’esperienza diretta di terremoti storici“.
“Venga o meno un forte terremoto nell’area nel prossimo futuro, la sostanza non cambia: non siamo preparati“. “Se i terremoti del 1915 nella Marsica o del 1783 in Calabria o del 1456 sull’Appennino avvenissero oggi coinvolgerebbero un’area urbanizzata con milioni di persone e il terremoto avrebbe le dimensioni di una guerra. L’Italia, da sola, non ha le forze fisiche, le macchine pesanti, l’organizzazione e le risorse per soccorrere centinaia di migliaia di persone che potrebbero essere coinvolte nell’area di completa distruzione“.
L’Italia secondo l’esperto, “è una macchina vecchia“: ci sono “troppi interessi e vale la logica ‘meno calcestruzzo piu’ guadagno’. Non ci sono studi che tengano, la pubblica amministrazione non ci cerca, noi studiosi siamo scomodi e le norme tecniche attuali sono inadeguate. Quando si costruisce non si pensa ad adeguare la normativa alle informazioni derivanti dai dati rilevati e pubblicati dallo stesso INGV e alla fine la normativa, a causa della burocrazia, non tiene il passo con la conoscenza, quindi, quando dopo dieci anni, una nuova viene finalmente approvata, è già vecchia“. “Purtroppo non riusciremo a mettere le case in sicurezza entro il prossimo forte terremoto. Non resta che prepararci all’ennesima emergenza“.