Un prezioso affresco cinquecentesco e’ stato recuperato dalla chiesa di Santa Maria della Misericordia ad Accumoli e messo in sicurezza dopo un intervento urgente volto a prevenire ulteriori danni e dissesti. “Grazie alla professionalita’, la passione e lo spirito di servizio dei funzionari del Mibac e del personale di tutti i corpi coinvolti in questa operazione – ha dichiarato il ministro per i Beni e le Attivita’ culturali, Alberto Bonisoli – prosegue l’attivita’ di recupero dello straordinario patrimonio culturale presente nei territori colpiti dal sisma dell’Italia centrale. Un’opera di grande valore che consente di preservare l’anima stessa delle comunita'”. L’operazione di recupero e’ stata fatta dai tecnici del Mibac coordinati dall’Unita’ di Crisi e di Coordinamento Regionale del Lazio, in sinergia con i Vigili del Fuoco e il Comando Tutela del Patrimonio Culturale dei Carabinieri. La Chiesa, di struttura cinquecentesca, seppur ampiamente ristrutturata tra il Seicento e il Settecento, e’ quasi completamente crollata a seguito delle scosse sismiche del 26 e 30 ottobre 2016. Particolarmente critica la situazione della parete con il dipinto murale raffigurante Santa Caterina d’Alessandria affiancata da Sant’Agata e Santa Lucia, rimasta in piedi nonostante il crollo di ampie porzioni delle murature adiacenti e della sovrastante copertura lignea.
L’affresco e’ collocato nell’attuale sacrestia in un’absidiola semicircolare, larga circa 1,80 m e alta 2,40 m, e costituisce la parte superstite della originaria decorazione pittorica della chiesa. E’ corredato da una mostra superiore con mensole scolpite in pietra e una raffigurazione dell’Annunciazione. Completano l’apparato pittorico alcune decorazioni floreali. Federico Zeri ha ipotizzato come autore il nome di Baldo de’ Sarofini da Perugia, notando nell’opera forti influssi della scuola di Carlo Crivelli, e in particolare di Pietro Alemanno. La grande devozione che questa immagine sacra doveva ispirare e’ testimoniata dalla presenza di numerosissimi graffiti con firme e date anche antiche. Il grave stato fessurativo e le precarie condizioni di stabilita’ dello strato pittorico e della muratura, accertate solo una volta ripristinate le condizioni di sicurezza dell’area, hanno reso necessario – scrive il Mibac in una nota – procedere con lo stacco a massello dell’intera struttura muraria. Questa opzione, seppur particolarmente complessa per la tipologia e le condizioni statiche della muratura, e’ stata considerata la piu’ confacente a garantire la migliore conservazione e successiva valorizzazione dell’opera permettendo di conservare la struttura architettonica in cui e’ nata e l’insieme delle sue caratteristiche materiche.
La tecnica tradizionale dello ‘stacco a massello’ prevede il taglio del muro e la conseguente asportazione, assieme alla pellicola pittorica, dell’intonaco e di una parte della muratura. Nel caso dell’intervento ad Accumoli, essendo la muratura costituita di materiali eterogenei e fortemente disgregati, si e’ deciso per il recupero dell’intera quinta muraria. A tal fine e’ stata realizzata una struttura di contenimento con profili di acciaio e assi di legno che ha inglobato la porzione di muratura da recuperare. Sono stati quindi tagliati i collegamenti residui con il resto della muratura e la movimentazione tramite gru per il trasporto al deposito del Mibac presso Cittaducale. Preliminarmente agli interventi strutturali, si e’ provveduto a ristabilire la coesione e l’adesione della pellicola pittorica e dello strato di intonaco sottostante.