In astronomia, l’equinozio d’autunno avviene in un momento ben preciso, in opposizione all’equinozio di primavera: tale istante viene indicato come punto della bilancia o punto omega (la lettera greca tradizionalmente associata a questa costellazione, in cui l’equinozio cadeva anticamente – oggi si trova nella Vergine).
Quest’anno, l’equinozio d’autunno sarà domenica 23 settembre 2018 alle ore 03:54.
Infatti, se quest’anno l’equinozio primaverile è sembrato in anticipo sulla data, avvenendo il 20 marzo invece che il 21, l’equinozio autunnale se la prenderà più comoda, cadendo il 23 settembre invece dell’atteso 21.
Media INAF, il notiziario online dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, ha chiesto ad Andrea Longobardo, astronomo dell’Istituto di astrofisica e planetologia spaziali dell’Inaf di Roma, il perché di questo ritardo: «Se l’asse terrestre fosse perpendicolare al piano orbitale, noi avremmo per tutto l’anno il giorno uguale alla notte, e quindi non ci sarebbero le stagioni. Poiché l’asse è inclinato sul piano orbitale, i raggi sono perpendicolari all’asse terrestre solo due volte l’anno, in due punti opposti dell’orbita. Uno è l’equinozio di primavera, l’altro è l’equinozio di autunno che dovrebbe avvenire esattamente sei mesi dopo. In realtà, poiché nei mesi estivi la Terra è più lenta nel suo moto di rivoluzione, l’equinozio d’autunno ritarda un po’ e giunge il 23 settembre». Insomma, il ritardo non è dovuto a una Terra semplicemente più pigra nella seconda metà dell’anno, ma al suo moto di rivoluzione intorno al Sole che, come spiegato dalla seconda legge di Keplero, risulta leggermente più lento in prossimità dell’afelio terrestre, il punto della sua orbita in cui la Terra dista maggiormente dal Sole, posizione che il nostro pianeta ha occupato a luglio.
Durante l’equinozio autunnale, nel suo moto apparente, il Sole scende dall’emisfero celeste boreale verso quello australe, in cui rimarrà fino al successivo equinozio, quando risalirà oltre l’equatore celeste.
Nonostante il nome equinozio, derivando da “notte uguale [al dì]”, sembri indicare una giornata in cui il numero di ore di luce e quelle di buio siano esattamente identiche, non è così: in particolare, il giorno in cui si ha questo fenomeno non è quello in cui avviene l’equinozio, ma uno in sua prossimità. Il giorno esatto in cui il dì e la notte hanno la stessa durata dipende dalla latitudine cui ci troviamo. Alle latitudini italiane, in particolare, la parità tra giorno e notte avverrà il 25 settembre sopra al 40° parallelo e il giorno seguente al di sotto dello stesso.