Si è svolto presso il Dipartimento di Agraria dell’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria un interessante incontro in occasione della GMA 2018 indetta dalla FAO in tutti i Paesi del mondo. Molti i partecipanti convenuti al convegno che ha registrato tra i relatori, oltre che gli “angeli” della carità, ricercatori dello stesso Dipartimento ed esperti del settore food.
Ad aprire i lavori in Direttore del Dipartimento Giuseppe Zimbalatti il quale ha espresso apprezzamento per l’iniziativa ed ha evidenziato che la location scelta per celebrare tale ricorrenza, non poteva non essere il Dipartimento di Agraria dove da sempre docenti e ricercatori lavorano nel perseguire l’obiettivo della salvaguardia degli eco-sistemi, nella tutela e nello sviluppo sostenibile rurale. Il problema di ridurre gli sprechi alimentari è un altro filone che i ricercatori stanno approfondendo specialmente l’area scientifica attinente alle Scienze e Tecnologie Alimentari dove vengono messi in campo azioni di recupero degli scarti e dei sottoprodotti delle aziende alimentari nonché la possibilità di ridurre al minimo gli sprechi in tutta la filiera agroalimentare. A proposito di sprechi alimentari è intervenuta Salvina Battiato in rappresentanza della Caritas Diocesana Reggio-Bova che ha illustrato i dati allarmanti e in costante aumento relativi alle famiglie bisognose di aiuto proprio nella nostra Città. Attualmente presso l’Emporio della solidarietà si rivolgono ben 600 famiglie reggine per ricevere assistenza alimentare. Nell’affrontare il problema da un punto di vista scientifico e accademico, Giacomo Falcone, del Dipartimento di Agraria il quale ha ripercorso la storia della PAC (Politica Agricola Comunitaria) evidenziando come anche lo spreco alimentare ha enormi ripercussioni sull’ambiente. Dagli anni sessanta (Boom economico) ad oggi, evidenzia Falcone, siamo stati in grado, anche attraverso politiche ambientali totalmente inefficienti, ad aggravare lo stato di salute del nostro pianeta. Di ambiente e sostenibilità nutrizionale è intervenuta Cristina De Luca Biologa Molecolare Nutrizionista e presidente di BiosFiera, la quale ha commentato i dati preoccupanti che derivano dall’impronta ecologica che l’uomo, attraverso l’utilizzo irrazionale delle risorse, lascia sul pianeta Terra. L’impronta ecologica è un indicatore complesso, utilizzato per valutare il consumo umano di risorse naturali rispetto alla capacità della terra di rigenerarle. Presente al tavolo anche Banco Alimentare, rappresentato da Giuseppe Bognoni, il quale attraverso la proiezione di un filmato ha raccolto le testimonianze di chi usufruisce del servizio di Banco Alimentare per potere fare fronte alla necessità di cibarsi. Banco Alimentare è una realtà nazionale che ogni giorno raccoglie generi alimentari da destinarsi ai più bisognosi. Significative, prosegue Bognoni, la convenzione e la cooperazione con la Capitaneria di Porto per il recupero del pesce sequestrato da destinare ai più poveri, così come la collaborazione con le più importanti compagnie di navi da crociera che donano gli alimenti non somministrati ai turisti a bordo delle navi proprio a Banco Alimentare affinché gli alimenti possano giungere a chi non può permettersi un pasto completo. Schierati dalla parte dei più deboli e bisognosi il Kiwanis Club Reghion 2007, e a prendere la parola è Cristina Palazzolo neo presidente del Club service la quale indica la strada da seguire per creare una società più solidale e aperta verso chi è in difficoltà. Il Kiwanis, dice Palazzolo, è una associazione che ripone tutte le sue forze ed azioni verso le persone così definite “emarginate” dalla società. Aiutiamo principalmente i bambini offrendo loro, attraverso le attività dell’associazione, beni e servizi di cui necessitano. A chiudere i lavori è stato Antonio Paolillo il quale ha spiegato innanzitutto le motivazioni: i tecnologi alimentari si scontrano con una realtà per la quale il cibo viene considerato per le aziende innanzitutto come un prodotto da “fabbricare”. Per le leggi del mercato e della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) il prodotto alimentare deve seguire dei rigidi standard di produzione al pari delle industrie che producono automobili; il prodotto finito, dunque, non deve presentare difetti di nessuna sorta (frutta tutta uguale, barattoli di latta senza alcuna minima ammaccatura, etichette ben allineate, etc..) Cosa naturalmente giusta ma che crea anche tanti sprechi su a causa di non conformità del prodotto che non incidono sulla salute del consumatore ma rivestono aspetti prettamente merceologici. Ma c’è di più, afferma il Tecnologo, e da qui la sua riflessione, l’alimento non è solo un prodotto ma è innanzitutto cibo e il primo dovere a cui deve adempiere il Tecnologo Alimentare, è proprio la lotta agli sprechi. Paolillo ha dato spazio anche alla presentazione di un progetto ancora in itinere: il progetto “Samaritan” nel quale rientrano tutti gli attori della filiera agroalimentare, dall’imprenditore agricolo al ristoratore tutti aventi come obiettivo la lotta allo spreco alimentare.