E’ fallito il lancio della navetta russa Soyuz che doveva trasportare il russo Alexey Ovchinin e l’americano Nick Hague verso la Stazione Spaziale Internazionale: a pochi minuti dal lancio è stato rilevato un problema a uno dei propulsori.
Disposte immediatamente le procedure per l’atterraggio di emergenza dei due uomini a bordo, che sono atterrati nel Kazakistan e che sono in buone condizioni.
La navetta Soyuz è atterrata a circa 20-25 km dalla città di Zhezkazgan e a 500 da Karaganda.
Quattro elicotteri sono decollati per recuperare i due astronauti.
Un incidente simile era avvenuto l’ultima volta il 5 aprile 1975, dopo il lancio della Soyuz 18 diretta alla stazione spaziale sovietica Salyut 4.
A causare l’incidente sarebbe stato un “problema al booster“. La capsula dei due astronauti ha fatto ritorno sulla Terra con una “discesa balistica“, vale a dire impiegando la sola forza di gravità.
A bordo della Stazione Spaziale resta adesso l’equipaggio di tre membri dell’Expedition 57: il comandante Alexander Gerst, dell’Agenzia Spaziale Europea, l’americana Serena M. Aunon-Chancellor e il russo Sergey Prokopyev.
L’agenzia spaziale russa Roscosmos, ha sospeso tutte le missioni con equipaggio verso la ISS: come riporta l’agenzia russa Ria Novosti, anche il programma delle missioni di rifornimento senza equipaggio saranno soggette a revisione. Si tratta di un atto dovuto in attesa di chiarire i motivi del problema al motore del razzo vettore della Soyuz.
Le capsule Soyuz possiedono due diversi sistemi di emergenza in caso di problemi o avarie al momento del lancio o subito dopo, in grado di assicurare il rientro della capsula in sicurezza: il primo, “Sas”, separa la capsula dal razzo vettore, allontanandola per poi farla rientrare grazie a un paracadute di emergenza, e viene utilizzato in caso di problemi sulla rampa di lancio e nei primi due minuti e mezzo di volo (fino ad oggi è stato utilizzato solo una volta, nel 1983). Il secondo viene utilizzato dopo due minuti e mezzo ma prima dell’ingresso in orbita: la capsula viene separata dall’ultimo stadio del razzo vettore e viene avviata una manovra di rientro balistica, simile a quella che viene effettuata normalmente al rientro della missione (i precedenti sono due, nel 1975 e nel 1979).
L’ISS – ha riferito una fonte dell’industria aerospaziale russa – ha abbastanza rifornimenti per aspettare l’arrivo delle prossima spedizione, programmata per dicembre, e puo volare in autonomia fino all’aprile 2019.
” I meccanismi di recupero hanno funzionato”
“Tutto si è sviluppato senza danni alle persone“: gli astronauti “sono rientrati e stanno bene, e questa è la cosa più importante“. Questo incidente mostra “che i meccanismi di recupero hanno funzionato“: lo ha dichiarato il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Battiston in riferimento all’incidente che ha coinvolto oggi la Soyuz. La navicella “è nota per la sua solidità, semplicità ma solidità“. “L’anomalia si è sviluppata a 120 secondi dal lancio“. “La navicella era già molto alta ma ha potuto abortire il lancio e garantire un rientro di emergenza“.
La Soyuz è “un veicolo sviluppato in modo da essere intrinsecamente sicuro“, “in qualsiasi istante dal momento del lancio al rientro la missione può essere abortita“: “C’è un meccanismo che permette, con metodi diversi e più o meno impattanti sulle accelerazioni che gli astronauti subiscono, di abortire una missione in qualsiasi istante. Cosa che non è per niente facile“.
NASA: sull’incidente analisi approfondita
“La sicurezza dell’equipaggio è la massima priorità per la Nasa. Sarà condotta un’indagine approfondita sulla causa dell’incidente“: lo ha assicurato la NASA in uno statement riguardo l’incidente di questa mattina. “L’amministratore della Nasa Jim Bridenstine e il team della Nasa stanno monitorando attentamente la situazione. La Nasa sta lavorando a stretto contatto con Roscosmos“.