Rigenerare per conservare forma e funzione. E continuare a vivere pienamente anche dopo la menopausa. E’ questa, sempre di più, la frontiera della chirurgia intima, area di applicazione della chirurgia plastica a cui il Congresso Nazionale della SICPRE (Roma, 11-13 ottobre 2018) dedica un’intera sessione di lavori.
“Spesso la menopausa porta alterazioni e cambiamenti che possono rendere difficile la vita sessuale – spiega Stefania de Fazio, che con Massimiliano Brambilla presiede a “Chirurgia genitale maschile e femminile”- . Oggi giustamente le donne non accettano queste limitazioni, anche perché la durata media della vita è aumentata e le profonde trasformazioni avvenute nella società comportano il desiderio di vivere la propria sessualità anche in questa delicata fase in modo attivo e completo. Conservare la piena funzionalità di questo distretto anatomico è un obiettivo oggi sempre più realistico e raggiungibile, anche grazie a un cambio di tendenza avvenuto nei trattamenti”. Fino a poco fa, l’idratazione e turgore dei tessuti era ottenuta con uno particolare tipo di acido ialuronico, appositamente formulato per la regione genitale e infiltrato con cannule molto, molto sottili. “Grazie all’evoluzione della ricerca scientifica possiamo contare su tecniche terapeutiche sempre più complete e ‘strutturali’ -, dice ancora de Fazio, anche coordinatrice del Capitolo di Chirurgia Intima Femminile e Maschile, nato in seno alla Società ormai diversi anni fa -. La soluzione viene dal ricorso alla chirurgia, quando necessario, e dall’ampio impiego del grasso autologo, cioè prelevato dalla paziente stessa con una lipoaspirazione di pochi cc. Come molti studi hanno dimostrato, il nostro grasso è ricco di cellule staminali, in grado di attivare nei tessuti in cui vengono trasferite un importante processo di rigenerazione”. In sostanza, dà il via alla produzione di nuove cellule, che contrastano quel processo altrimenti fisiologico di assottigliamento e indebolimento dei tessuti, che risulterebbero fragili, disidratati e di conseguenza facilmente dolenti.
La soluzione nel micro e nano-graft
Il principio è quello ormai classico del lipofilling, tecnica sempre più utilizzata in ambito sia ricostruttivo (correzioni in seguito a interventi oncologici al seno e miglioramento delle cicatrici, per esempio), sia estetico (ripristino del volume delle guance e degli zigomi, che tendono a ridursi con l’età). “Ma la delicatezza dell’area genitale – dice ancora de Fazio – ha suggerito di utilizzare un grasso reso molto ‘sottile’ da un’apposita lavorazione, che ha l’effetto di frantumare gli adipociti, favorendo la liberazione di tutti i fattori di crescita presenti: è il micro e il nano-graft”.
Il trattamento deve avvenire rigorosamente in ambiente sterile, ma non richiede ricovero. Dopo la prima applicazione, se ne suggeriscono di successive a distanza di 9-12 mesi, un lasso di tempo che si può allungare proprio alla luce della rigenerazione e della riproduzione cellulare che viene attivata nei tessuti.
“Nei casi in cui è necessario – riprende de Fazio – la rigenerazione è accompagnata da piccoli ritocchi chirurgici estetici. E anche questo ambito ovviamente il chirurgo plastico è pieno titolare del trattamento. In generale, nel confronto con i ginecologi, spetta a questi specialisti il trattamento e la correzione di tutte le parti interne”.
Nessun conflitto, quindi, tra le due figure, a patto che si tratti sempre di professionisti esperti della materia. “La rigenerazione è da anni il principale tema di studio e di ricerca in chirurgia plastica – sottolinea de Fazio -. In questo senso, non c’è una ‘rinuncia’ da parte del ginecologo, ma un atto di responsabilità e serietà professionale nell’indirizzare la paziente verso lo specialista più preparato in merito”.