“Il numero fatidico è 35: la quantità di giorni in cui la fin troppo generosa normativa tollera una concentrazione di polveri sottili sopra la soglia dei 50 microgrammi/mc. Soglia che a Milano è stata superata ben tre volte dall’inizio di ottobre, nonostante i riscaldamenti domestici siano ancora spenti. Ennesima dimostrazione di come la responsabilità maggiore delle emissioni urbane sia da ricercare nei troppi veicoli a motore, soprattutto diesel, che invadono ogni spazio a tutte le ore del giorno“: lo spiega in una nota Legambiente Lombardia.
“Da oggi dunque Milano inizia a contare quanti saranno i giorni ‘fuori legge’, e sappiamo già che dipenderà soprattutto dal meteo se riusciremo a stare lontano dal livello raggiunto a fine anno 2017, in cui nel capoluogo regionale si contarono ben 92 giorni con polveri oltre 50 microg/mc.
Dobbiamo quindi sperare che le misure di limitazione dei diesel più inquinanti e la low emission zone (zona B) introdotta a Milano sortiscano effetti significativi di riduzione dell’inquinamento. Anche perché quest’anno i polmoni dei lombardi escono da un’estate particolarmente difficile: fino a tutto il mese di settembre infatti l’aria di Lombardia ha convissuto con il più micidiale degli inquinanti estivi, l’ozono. Iniziata in sordina, la stagione estiva è stata particolarmente prolungata e assolata, mantenendo livelli elevati di questo inquinante per gran parte dei mesi di agosto e settembre.”
“Si tende a considerare l’inquinamento estivo da ozono un problema minore rispetto a quello dello smog invernale – dichiara Barbara Meggetto, presidente lombarda di Legambiente -. Ma è sbagliato sia per gli impatti sulla salute, che sono amplificati dal maggior tempo passato all’aria aperta rispetto alle stagioni fredde, sia perché i due inquinamenti condividono la stessa origine: i micidiali NOx, le cui principali fonti emissive sono i motori dei veicoli, soprattutto quelli diesel”.
L’attenzione dell’associazione ambientalista è massima: nelle due ultime estati, prosegue la nota, “ha compiuto campagne di misurazione e iniziative di sensibilizzazione, in Lombardia anche con supporti tecnici da ARPA, nell’ambito del progetto europeo CAPTOR, che coinvolge altri sette partner tra istituzioni scientifiche e associazioni ambientaliste di Spagna e Austria. Finanziato dal programma Horizon 2020, Captor ha l’obiettivo di favorire la collaborazione dal basso delle comunità locali per trovare soluzioni concrete al problema dell’inquinamento atmosferico, con particolare attenzione a quello da ozono, un inquinante secondario troppo spesso dimenticato ma che causa in Italia oltre tremila morti premature ogni anno. In Lombardia i sensori sviluppati dal progetto sono stati affidati direttamente a cittadini volontari, in aree periurbane della provincia di Bergamo. I sensori hanno registrato le concentrazioni di questo inquinante nell’area in cui vivono trasmettendo dati in tempo reale su una piattaforma appositamente dedicata.”
“Lo smog fotochimico accomuna i Paesi europei meridionali – spiega Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia -. Purtroppo però nella Pianura Padana, a causa di correnti da sud e scarsa ventosità, gli inquinanti tendono a ristagnare, e con essi anche l’ozono che è il risultato delle reazioni innescate dalla luce. Per questo la Pianura Padana, oltre ad essere l’area europea più inquinata d’inverno, lo è anche d’estate, anche se a causa di fenomeni completamente diversi. Il problema è che gli inquinanti cambiano, ma i polmoni che li respirano sono sempre gli stessi!”.
Il dossier ha provato a calcolare quanti siano i giorni complessivi in cui, per una causa o per l’altra, l’aria risultata insalubre, e lo ha fatto a partire dai dati delle centraline ARPA nei capoluoghi di provincia. Anche per l’ozono, come per le polveri, “esiste infatti un valore di media mobile diurna che non deve essere superato, e una tolleranza massima, e tassativa, di 25 giorni di superamento.
Nell’estate 2018 questo limite è stato superato in tutti i capoluoghi lombardi, con valori molto alti nelle città pedemontane, da Varese a Brescia passando per Lecco, Monza e Bergamo. A Brescia, addirittura, i giorni di superamento della soglia di 120 microgrammi di ozono / mc sono stati ben 101 nell’arco del semestre estivo 2018. Se si valutano insieme i dati di superamenti dell’ozono con quelli di superamento per le polveri sottili (la stima è stata fatta con i dati del 2017), il risultato è sconcertante: nell’arco dell’intero anno, i lombardi respirano aria insalubre e fuorilegge 1 giorno su 2! Un dato che non ha eguali nel resto d’Europa,” spiega la nota.
“Di fronte a questi dati – conclude Barbara Meggetto – è chiaro che per la Lombardia, e in generale le regioni del bacino padano, le misure di limitazione delle emissioni inquinanti, a partire da quelle dovute ai diesel, devono diventare una assoluta priorità, e non più per i soli mesi invernali!”