Le vittime del terremoto e dello tsunami che hanno colpito l’isola di Sulawesi (Indonesia) il 28 settembre scorso, sono 1558: lo hanno reso noto le autorità locali, annunciando l’arrivo di aiuti internazionali. Il responsabile locale della gestione delle calamità naturali Sutopo Nugroho ha sottolineato che “gli aiuti continuano ad arrivare, ma non tutti gli sfollati hanno potuto beneficiarne a causa dei danni alle infrastrutture“.
L’Indonesia ha accettato le offerte di aiuto di 17 Paesi.
Le squadre di salvataggio sono impegnate in una corsa contro il tempo per trovare superstiti. Un centinaio di persone sono ancora (ufficialmente) ritenute disperse (ma si teme possano essere un migliaio), mentre centinaia di corpi sono stati tumulati in una fossa comune per prevenire il rischio di diffusione di malattie. I soccorritori hanno concentrato i loro sforzi su 6 siti, tra i quali una spiaggia e il quartiere di Balaroa.
La città di Palu (350mila abitanti, sulla costa occidentale) è stata devastata dalla una scossa magnitudo 7.5 e dal successivo maremoto: numerosi edifici e case sono stati ridotti a un cumulo di macerie.
Dopo vari casi di saccheggi, la polizia ha cominciato ad arrestare gli sciacalli e ha annunciato che sarà autorizzata a sparare a coloro che saranno sorpresi a rubare.