Ambiente & Salute: a Taranto “diritti negati ai bambini”, “mangiano e respirano diossina”

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Taranto da problema industriale locale diventa simbolo internazionale dei diritti violati dell’infanzia. Unicef Italia ha, infatti, scelto il capoluogo pugliese per concludere oggi le celebrazioni per l’anniversario della Convenzione ONU sui diritti dei minori, con un girotondo davanti ad alcune scuole primarie della città (comprese quelle dei quartieri Tamburi e Paolo VI), una conferenza stampa e un incontro con gli studenti dei licei.

Diritto alla voce”, questo il titolo della giornata di celebrazioni che ha visto tra i promotori, insieme a Unicef Italia, la Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA), l’Istituto Scientifico Biomedico Euro Mediterraneo (ISBEM), l’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri della Provincia di Taranto, Confassociazioni e l’Ordine Nazionale dei Geologi.

Alla conferenza stampa, organizzata presso la sede dell’Ordine dei Medici, sono intervenuti tra gli altri: Andrea Iacomini, Portavoce Nazionale Unicef Italia, Antonio Felice Uricchio, Rettore dell’Università degli studi di Bari “Aldo Moro”, Michele Lampugnani, Presidente Confassociazioni Puglia, Alessandro Distante, Presidente ISBEM, Alessandro Miani, Presidente SIMA e Maria Neira, Director, Director, Public Health, Environmental and Social Determinants of Health presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità (con videomessaggio). Nelle mani del Dr. Carlos Deora, giunto appositamente da Ginevra, sono stati consegnati gli appelli al Presidente OMS, Tedros Ghebreyesus, e al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres.

L’incontro è stata l’occasione per discutere dei “danni procurati all’ambiente e alla salute dall’attività dello stabilimento ILVA e dei diritti negati ai bambini di Taranto, che per mesi non hanno potuto recarsi a scuola nelle giornate particolarmente ventose (i cosiddetti “wind days”) o giocare all’aria aperta“, si spiega in una nota.

Chiediamo al Presidente della Repubblica che siano ripristinati i diritti costituzionali e umani dei bambini e di tutti gli abitanti di Taranto, nonché quelli delle future generazioni il cui destino si ipoteca oggi”, esordisce Andrea Iacomini. “Si rifletta sui diritti negati ai bambini di Taranto ai sensi della Convenzione dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza delle Nazioni Unite: bambini che per mesi si sono visti negare il diritto di crescere in un ambiente sano in cui esprimere tutte le proprie potenzialità. Ho raccolto questa mattina le letterine di Natale dei bambini di Taranto, con le richieste e i desideri espressi per la loro città. Provvederò a breve, insieme agli organizzatori di questa giornata, a consegnarle personalmente al Presidente della Repubblica e al Santo Padre”.

Fino al suo ridimensionamento produttivo indotto dall’azione della magistratura, “l’ILVA di Taranto immetteva in atmosfera il 92% della diossina – sostanza classificata dall’International Agency for Research on Cancer (IARC) come cancerogeno certo per l’uomo – prodotta in Italia da grandi impianti,” prosegue la nota.

A Taranto i bambini mangiano e respirano diossina: questo dato emerge da uno studio del 2014 dell’Istituto Superiore di Sanità, in cui è evidenziato come la diossina assunta con l’alimentazione è di 2,5 volte superiore a quella inalata e i due effetti peraltro si sommano”, sottolinea Prisco Piscitelli, Epidemiologo ISBEM. “Il via libera finale del Governo sulla questione ILVA deve rappresentare un nuovo punto di partenza per mettere attorno a un tavolo tutti gli attori del progresso scientifico e tecnologico, perché oggi produrre acciaio in modo pulito è possibile oltre che doveroso! Arrivare a questo significa trovare il punto di equilibrio tra il diritto al lavoro e quello alla salute e all’ambiente, a tutt’oggi ancora negati ai tarantini”.

Lo studio nazionale SENTIERI, nel periodo 1995 – 2018, ha evidenziato “per Taranto nei confronti della regione Puglia un eccesso di circa il 30% nella mortalità per tumore del polmone in entrambi i sessi; un aumento compreso tra il 50% (uomini) e il 40% (donne) di decessi per malattie respiratorie acute e un eccesso di circa il 15% tra gli uomini e 40% nelle donne di morti per malattie dell’apparato digerente.

Lo studio di coorte residenziale condotto nel 2017 sulla città di Taranto ha riscontrato, per ogni aumento di 10µg/m3 del PM10 di origine industriale o di anidride solforosa (SO2), a parità di età, genere, condizione socio-economica ed occupazione, un aumento del rischio di mortalità per tutte le cause dal +4% al +9%, di mortalità per tutti i tumori (+3%/+8%), per tumore polmonare (+5%/+17%), per malattie cardiache (+5%/+11%), per eventi coronarici acuti (+10%/+29%) e per malattie renali (+13%/+16%).

Ad ogni incremento di 10 µg/m3 delle concentrazioni PM10 e di SO2 sono stati osservati eccessi di ricoveri ospedalieri per malattie neurologiche (+5%/+21%), cardiache (+4%/14%), infezioni respiratorie (+7%/+35%), malattie dell’apparato digerente (+4%/+8%), renali (+3%/+4%) e gravidanze con esito abortivo (2%/16%).

Inoltre, tra i bambini di età compresa tra 0 e 14 anni si sono riscontrati eccessi importanti per le patologie respiratorie (dal +11% per le malattie respiratorie al +49% delle infezioni respiratorie); +24% e +26% per i quartieri Tamburi e Paolo VI“, spiega la nota.

Prima del ridimensionamento produttivo dello stabilimento, gran parte degli Idrocarburi Policiclici Aromatici emessi in atmosfera in tutta Italia era prodotta dall’ILVA, idrocarburi cancerogeni certi per l’uomo, così come i metalli pesanti e le altre emissioni dei camini ILVA che sono obbligati a respirare tutti gli abitanti di Taranto. Per non parlare delle sostanze che non è possibile monitorare. Quando poi le problematiche ambientali arrivano a interessare la salute dei bambini, determinando incrementi di malattie respiratorie come nel capoluogo pugliese non si può non prendere posizione. Questi dati sono importanti quanto il numero di posti di lavoro. Eppure, siamo convinti che è possibile contemperare il diritto al lavoro con il diritto alla salute”, dichiara Alessandro Miani.

Il tema dell’inquinamento ambientale è un problema che riguarda molte città italiane da Nord a Sud. Il numero dei siti contaminati di interesse nazionale SIN, secondo i dati ISPRA aggiornati a febbraio 2018, risulta pari a 41. Tra i vari in elenco Taranto, Porto Marghera, Napoli Bagnoli e Brescia”, aggiunge Vincenzo Giovine Vice Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi. “La contaminazione dei terreni e conseguentemente delle falde idriche da metalli, idrocarburi ecc. costituisce un pericolo per la salute e un danno permanente all’ambiente. Il recupero e la bonifica delle aree contaminate in accordo con il D.Lgs 152/2006 permette in ambito urbano un miglioramento della qualità della vita, una nuova destinazione e utilizzo delle aree degradate a vantaggio della rigenerazione urbana e del minor consumo di suolo. Come componente del Consiglio Nazionale dei Geologi e coordinatore della commissione ambiente stiamo lavorando a tavoli tecnici che abbiano la finalità di rendere più efficaci e veloci i processi di recupero delle aree contaminate”.

Stiamo collaborando da due anni con l’Organizzazione Mondiale della Sanità sul piano di decarbonizzazione proposto dalla Regione Puglia perché crediamo fermamente che il diritto alla salute non può essere secondario ad altri diritti, come ha ribadito l’ultima sentenza della Corte Costituzionale su ILVA, da cui oramai sono passati sei mesi senza nessun effetto e soprattutto senza che si pervenisse a quel bilanciamento richiesto dai giudici costituzionali tra diritto alla salute e all’ambiente salubre con il diritto al lavoro che è stato, sempre secondo i giudici, reso tiranno rispetto agli altri diritti inviolabili, garantiti dalla Costituzione della Repubblica Italiana”, commenta Michele Emiliano, Presidente della Regione Puglia.

La nostra Costituzione, agli articoli 3 e 32, tutela rispettivamente il diritto dei cittadini alla pari dignità culturale sociale ed economica e il diritto alla salute nell’interesse della collettività: diritti entrambi negati ai cittadini di Taranto e in particolare ai bambini, vittime innocenti di un’emergenza ambientale”, conclude Antonio Felice Uricchio. “L’Università di Bari è da tempo impegnata, in collaborazione con il mondo della scuola, a favorire lo sviluppo di un modello culturale che promuova l’uomo come costante punto di riferimento della città, luogo di solidarietà, di partecipazione, di trasparenza, di pluralismo e di accoglienza. La città jonica non può e non deve essere percepita dai suoi cittadini e, in particolare dai bambini, come una città smarrita, priva di peculiarità spaziali, culturali e sociali che fanno di ogni nucleo urbano un insieme definito e definibile. I bambini di Taranto invocano responsabilità personale e comune nel progettare il loro futuro e nel gestire il presente”.

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