La Big Data society di Bruno Turra

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Recensione di Roberto Guerra – On line del sociologo Bruno Turra, “Un altro mondo-universo è possibile” (Asino Rosso eBook, Ferrara, 2018): l’autore analizza con raro equilibrio umanista, scientifico e non ideologico, il contemporaneo caotico e potenzialmente rivoluzionario “computer world” nel suo divenire postmoderno e postumano.

Così l’incipit dell’autore stesso:

“Molte sono le etichette che vengono usate per evocare sinteticamente la natura della società nella quale viviamo e cercare di catturarne lo spirito sfuggente. Società dell’informazione, società post-industriale (D.Bell, A.Touraine), società del rischio (U.Beck, 1986), società digitale, network society; società a capitalismo avanzato, post-moderna (J.F.Lyotard), liquida (Z.Bauman), post-materiale; società della paura, del benessere, del consumo, società dei controlli (M.Power), società aperta (K.Popper), della comunicazione, dei servizi e del terziario avanzato; società multietnica, multiculturale, opulenta (J.K.Galbraith), società tecnologica “.

Un estratto dal Capitolo “Onde anomale nel mare dei Big Data”

Tutti sono convinti di vivere nella società dell’informazione, pochi riescono a coglierne le caratteristiche profonde, pochissimi sono in grado di capire fino a che punto potrà spingersi il processo di informatizzazione e quali conseguenze potrà comportare per la società e la cultura del futuro.

Fatto è che, parlando di informazione, quasi tutti pensano ai contenuti che vengono trasmessi dai vecchi e dai nuovi media, pochi riflettono sugli scopi che gli attori sociali perseguono nel produrli e nel diffonderli, e ancor meno pensano ai significati che essi veicolano e generano nell’interazione con i fruitori.

Certo è che viviamo immersi in un mare di informazioni e che la soglia da superare per catturare l’attenzione delle persone diventa sempre più alta proprio perché ognuno elabora meccanismi di selezione e di difesa indispensabili per dare senso al proprio ambiente di vita. Vivere in questo ambiente ci mette di fronte per esperienza diretta al rumore e all’ambiguità caratteristica della società dell’informazione; ci rende consapevoli nostro malgrado dei limiti che abbiamo come sistemi biologici di elaborazione di informazione nell’affrontare questa complessità caratteristica dei nuovi ambienti di vita.

In tale situazione possiamo pensare il mondo come un’enorme biblioteca, un archivio che si autoalimenta per le azioni stesse dei suoi utilizzatori, un deposito culturale che contiene in forma digitale infinite informazioni che nessuno potrà mai attingere e dominare completamente. Contrariamente all’inquietante biblioteca fisica di Borges la digitalizzazione consente a tutti e ad ognuno di essere sia produttori che consumatori in un processo che ne fa aumentare esponenzialmente l’ampiezza. In linea di principio la mega biblioteca digitale che si alimenta è un prodotto collettivo su scala planetaria, un potenziale bene comune di cui allo stato attuale si ignorano ancora i limiti e i reali utilizzi. E’ un bene utilizzabile allo stesso modo del linguaggio che ognuno di noi impara quando viene al mondo.

Questa prospettiva rappresenta tuttavia solo una piccola parte del problema e, a ben vedere, neppure la più importante. Accanto e dietro a questi flussi di informazioni palesi (almeno potenzialmente) esistono giganteschi depositi di informazioni incorporate nei manufatti, nelle tecnologie, nelle organizzazioni, nelle istituzioni, nei reperti storici ed archeologici, nelle istituzioni deputate alla scienza e alla conoscenza, nelle grandi burocrazie.

Soprattutto esistono e crescono esponenzialmente le informazioni che noi stessi produciamo senza averne precisa coscienza: ogni interazione che abbiamo con qualsiasi dispositivo digitale, ogni clic sulla tastiera del pc, ogni uso della carta di credito, ogni fotografia o videoclip, è informazione che viene restituita al sistema tecnologico:

in internet nulla va perduto e si sta creando dunque un enorme deposito dinamico di informazioni che continua a crescere e a svilupparsi in seguito alle azioni quotidiane svolte da miliardi di persone, milioni di aziende e Amministrazioni, decine di miliardi di dispositivi connessi nel cosiddetto internet delle cose (Iot) che è in grado di raccogliere informazioni in modo automatico.

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Bruno V. Turra
Sociologo laureato a Trento. Per lavoro e per passione è consulente strategico e valutatore di piani, programmi e progetti; è stato partner di imprese d ricerca e consulenza e segretario della Associazione italiana di valutazione.  A Bolzano ha avuto la fortuna di sviluppare il primo progetto di miglioramento organizzativo di una Procura della Repubblica in Italia. Attualmente libero professionista è particolarmente interessato alle dinamiche di apprendimento, all’innovazione sociale, alle nuove tecnologie e al loro impatto sulla società. Lavora in tutta Italia e per scelta vive tra Ferrara e le Dolomiti trentine.  Cura da anni il blog Valutazione e un blog su Ferrara Italia.  Tra diverse pubbllcazioni, ricordiamo alcuni saggi sociofuturibili in AA.VV., Futurist Renaissance  (Hyperion edizioni, 2018) e AA.VV., Futurologia della vita quotidiana, Transhumanist age (eBook, Asino Rosso, 2017), con diversi  futurologi italiani.

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