Di sedicenti medici se ne sente parlare sempre più spesso. E se truffare un malato è sempre un atto vile, truffare dei bambini malati di cancro e le loro famiglie lo è sicuramente di più. Simona Salvatori si è fatta passare per anni per una oncologa pediatrica, presentandosi con un finto curriculum degno di un luminare. Ma era tutto falso, a partire dalla sua laurea in medicina. Ha raggirato per anni decine di famiglie romane con bambini malati, prescrivendo farmaci miracolosi e salvavita. Ma si trattava di cure inutili. La donna si era procurata un certificato di laurea in medicina, un falso attestato di specializzazione in pediatria, oncologia e ematologia, e diceva di essere il primario di un noto ospedale della capitale. La Salvatori, senza alcuno scrupolo nei confronti dei bambini e delle loro famiglie, elargiva consigli, prescriveva medicine inutili e si faceva pagare fior di quattrini.
La 42enne fingeva persino di eseguire analisi del sangue. Durante il prelievo i bambini non sentivano dolore, non versavano alcuna lacrima. E il motivo è venuto alla luce solo adesso: simulava i prelievi a domicilio e poi inviava alle famiglie dei risultati assolutamente frutto della propria fantasia deviata. La malvivente ha messo a rischio la salute di bambini già malati intascando migliaia di euro. Dopo la scoperta della truffa è stata sottoposta a processo con rito abbreviato e la condanna è stata di tre anni e tre mesi. Il gip Clementina Forleo l’ha condannata per truffa ed esercizio abusivo della professione. A costituirsi parte civile, tra gli altri, anche l’Ordine dei Medici. Che la “dottoressa” in realtà dottoressa non fosse, è stato scoperto grazie ad una denuncia arrivata nel marzo di due anni fa, da parte della mamma di un bambino di due anni affetto da tumore. La donna aveva riferito di aver contattato la dottoressa tramite WhatsApp, e che la ‘luminare’ aveva subito visitato il bambino a domicilio. Il campanello d’allarme che ha portato la mamma del piccolo paziente ad avere dubbi è stato il prezzo delle medicine: 400 euro per una scatoletta di capsule (rivelatisi poi vitamine, secondo gli atti del pm Claudia Alberti) e altri 500 euro per aver procurato un farmaco in endovena (questa volta il farmaco era vero).
La donna aveva dunque avanzato le proprie preoccupazioni alla truffatrice seriale, che per tutta risposta le aveva inviato via WhatsApp una relazione, ovviamente falsa, firmata dal noto professore Fernando Aiuti in cui veniva diagnosticata una lieve leucopenia linfocitica. A quel punto la mamma del bimbo aveva deciso di contattare l’ordine dei medici di Roma scoprendo così che la donna non era nei loro elenchi. E’ dunque scattata la denuncia e la conseguente perquisizione in casa della malvivente, dove gli investigatori hanno trovato siringhe, risultati di analisi, aghi, flaconi, timbri, ricettari, attestati specialistici con la falsa firma del ministro alla salute Lorenzin, l’attestazione altrettanto falsa di presidente del Comitato di bioetica in Vaticano e la titolarità di varie cattedre. Tutto inventato. Tutto una truffa.
La donna era intanto finita ai domiciliari per due mesi, ma le indagini degli inquirenti sono andate avanti. Si è dunque scoperto che le prime vittime erano state i familiari di compagni di scuola dei figli, vicini di casa, gente incontrata per caso al supermercato. A una donna affetta da tumore finita nelle grinfie della sedicente e incapace dottoressa era stato prescritto un farmaco svizzero al costo di diecimila euro, prescritto anche alla sorella e ai figli. E non solo: la truffatrice ha anche venduto un inesistente posto di lavoro in Vaticano per diecimila euro e, sempre alla stessa persona, aveva venduto delle pillole dimagranti per migliaia di euro.