Dopo aver quasi affrontato l’estinzione, i gorilla di montagna stanno lentamente recuperando. L’International Union for Conservation of Nature (IUCN), in Svizzera, ha infatti aggiornato lo status degli animali da “gravemente in pericolo” a “in pericolo”, una definizione almeno un po’ più promettente per quanto ancora precaria. Ora ci sono oltre 1.000 gorilla di montagna in libertà dai 680 di un decennio fa, “un importante successo di conservazione” secondo gli scienziati. “Questo è un barlume di speranza ed è avvenuto in Paesi ancora poverissimi e devastati dalla guerra”, ha dichiarato Tara Stoinski, presidente e scienziata del Dian Fossey Gorilla Fund, associazione non profit di Atlanta che deve il suo nome al ricercatore il cui lavoro ha contribuito ad attirare l’attenzione internazionale sui gorilla di montagna.
Questi animali vivono in foreste rigogliose e nebbiose lungo una catena di vulcani inattivi dell’Africa orientale. I loro habitat si trovano all’interno dei parti nazionali del Ruanda, dell’Uganda e della Repubblica Democratica del Congo. Fossey, morto nel 1985, aveva stimato che i primati si sarebbero potuti estinguere entro il 2000. La popolazione, invece, è cresciuta lentamente grazie agli sforzi internazionali di conservazione.
“Abbiamo fatto progressi nella loro protezione e nel consentire un ambiente dove i gorilla di montagna possano continuare a prosperare e crescere. Ma è importante notare che i numeri dei gorilla di montagna potrebbero ancora riabbassarsi. Abbiamo solo due popolazioni piccole e fragili” divise in due parchi nazionali, ha dichiarato Anna Behm Masozera, direttrice dell’ International Gorilla Conservation Program di Kigali, in Ruanda.
Diversi fattori hanno permesso il modesto recupero di questi animali, spiega Masozera. I 3 governi hanno rinforzato i confini dei parchi nazionali, aree in cui la caccia, il disboscamento e le strade asfaltate sono illegali. Le entrate del turismo (i visitatori pagano fino a 1.500 dollari all’ora per guardare i gorilla) vengono utilizzate per pagare la guardia forestale. E infine è importante anche la cura della salute degli animali. La caccia nei parchi nazionali è illegale, ma i residenti vicini lasciano ancora delle trappole per cacciare altri animali, come le antilopi. Queste trappole possono bloccare anche gambe e braccia dei gorilla. Quando questo accade, è necessario l’intervento dei veterinari per sanare le ferite. Tutti questi ingredienti contribuiscono a quella che è stata definita una “conservazione estrema”.
L’IUCN ha annunciato anche che i divieti di caccia alle balene nel Pacifico settentrionale e in altre zone hanno consentito ad alcune popolazioni di recuperare. Lo status delle balenottere comuni è stato dunque aggiornato da “in pericolo” ad un meno preoccupante “vulnerabili”.