E’ il giorno di InSight (Interior Exploration using Seismic Investigations, Geodesy and Heat Transport): oggi è previsto l’atterraggio sulla superficie di Marte, un’operazione ad alto rischio. Il team di ingegneri della NASA, che ha programmato tutto nei minimi dettagli, non può far altro che incrociare le dita: può accadere di tutto, dall’ingresso nell’atmosfera alle tempeste di sabbia, fino al contatto vero e proprio della sonda con la roccia marziana. Il segnale di conferma del successo (o meno) delle operazioni impiegherà 8 minuti per giungere al centro di controllo della missione, che si trova al Jet Propulsion Laboratory (JPL) a Pasadena, in California.
“Con Marte, niente è mai scontato. Marte è difficile“, ha spiegato il capo della direzione scientifica della NASA, Thomas Zurbuchen.
È la prima volta dal 2012 che una sonda prova ad atterrare su Marte, dopo Curiosity, il solo rover ancora attivo sul pianeta.
InSight si avvicinerà all’atmosfera di Marte alle 20:47 ora italiana, minuto più minuto meno, in modo molto obliquo per evitare di andare in frantumi. Il solo attrito con l’atmosfera farà salire la temperatura rapidamente a 1.500°C, ma la sonda non avrà nulla da temere, protetta da uno scudo termico rinforzato. La sonda si sposterà a circa 20mila km/h e avrà come obiettivo un’area di 10 km per 24 km. Un paracadute si aprirà automaticamente, frenando brutalmente la discesa: successivamente, lasciato cadere lo scudo termico, il carrello aprirà le sue tre gambe e il paracadute si staccherà.
Alle 20:54 InSight dovrebbe atterrare su Marte: nel lasso di tempo, definito dagli stessi esperti NASA “sette minuti di terrore“, la sonda sarà “sola”, non avrà aiuto per correggere la traiettoria o per rimediare a un eventuale imprevisto. Si potrebbe attendere fino alle 21:01 per il primo segnale inviato dalla sonda. Solo a quel punto il capo del progetto InSight per la NASA, Tom Hoffman, e i suoi colleghi, potranno essere sicuri che la sonda è intatta e ben fissata ai suoi tre piedi. La sonda dispiegherà a quel punto lentamente i suoi pannelli solari che alimenteranno gli strumenti.
Insight sarà in ‘servizio’ per 728 giorni terrestri e studierà crosta, mantello e nucleo del Pianeta Rosso: lo farà grazie a una sonda di calore, per misurare l’energia proveniente dalle profondità, e un sismografo per rilevare le onde sismiche che sono generate da vulcanismo e fratture della crosta. Le onde sismiche permetteranno di mettere a punto una sorta di “radiografia” di Marte.
InSight sbarca su Marte anche grazie alla tecnologia italiana
La missione parla anche italiano: a guidare la sonda per 150 milioni di km nello spazio è stato lo strumento Star Tracker, una bussola stellare prodotta da Leonardo a Campi Bisenzio. Si tratta di un sensore d’assetto programmato per stabilire la rotta calcolando 10 volte al secondo l’orientamento della sonda grazie al confronto dell’immagine della volta celeste con una mappa di circa 3mila stelle memorizzata al suo interno.
La NASA “ha comunicato che ieri sera, alle 22:47 ora italiana, gli ingegneri del controllo missione hanno condotto con successo un’ultima manovra di correzione della traiettoria per guidare InSight nella finestra di ingresso nell’atmosfera di Marte, ampia pochi chilometri“, spiega all’Adnkronos Marco Molina, Responsabile Ricerca e Sviluppo Spazio di Leonardo. “Il nostro sensore ha contribuito a determinare con precisione il puntamento della sonda e dei suoi motori, come sta facendo dal giorno del lancio” spiega Molina, riferendosi appunto a Star Tracker. “Due ore prima dell’atterraggio, proprio in base alle informazioni sulla posizione effettivamente raggiunta, date anche dal nostro sensore, verranno mandati gli ultimi comandi prima dell’atterraggio del lander“.
Tra gli altri strumenti Made in Italy di InSight c’è anche Larri, un microriflettore di ultima generazione sviluppato dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) con il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) che fornirà la posizione accurata del lander durante l’esplorazione del pianeta. Un suo gemello sarà anche sul rover di ExoMars 2020.