Il rover Curiosity della NASA, il più grande esploratore e il più sofisticato robot mai costruito fino a quel momento, decollò nel pomeriggio del 26 novembre 2011 con destinazione Marte, dove aveva il compito di individuare eventuali forme di vita. Curiosity, dalle dimensioni pari ad una grande automobile e del peso di una tonnellata, è dotato di un raggio laser per la ricerca sulle rocce e un kit di strumenti per analizzare il loro contenuto; un braccio robotico, una “trivella” e un insieme di 10 strumenti scientifici tra cui due telecamere a colori, completano le dotazioni del rover. Grazie a degli appositi sensori è in grado di indagare sul clima marziano e sui livelli di radiazione in atmosfera, dati fondamentali per la NASA anche nell’ottica di future missioni di esplorazione umana.
Conosciuta formalmente come il Mars Science Laboratory (MSL), la sonda lanciata alle 16:02 (ora italiana) di sette anni fa in cima a un razzo Atlas V, viaggiò per nove mesi prima di giungere sul Pianeta Rosso, distante ben 570 milioni di Km. Il suo costo è stato di circa di 2,5 miliardi di dollari tra costruzione e lancio, ed è stata descritta dalla NASA come “la macchina dei sogni“. Ad alimentarla è del combustibile nucleare. Gli scienziati speravano di ricevere informazioni preziose circa l’abitabilità passata, presente e futura di Marte, per aiutare il piano spaziale statunitense in relazione ad una missione umana che all’epoca era prevista dal 2030 in poi. Il rover non è attrezzato per rilevare organismi viventi, ma è in grado di trovare campioni di carbonio organico che indichino la presenza di vita unicellulare su Marte.
Uno degli strumenti chiave di bordo era un fascio laser con l’energia di un milione di lampadine utile a ‘raccontare’ agli scienziati da cosa fosse costituita una roccia marziana. Si tratta di un braccio meccanico che può raggiungere le rocce da 8 metri di distanza, spazzolando, analizzando, osservando le superfici delle rocce soggette ad eventi atmosferici ed esplorando anche l’interno della roccia. Il braccio robotico del rover ha invece il compito di trivellare terreno o rocce per prendere campioni di polvere: un laboratorio di chimica attraverso telefonia mobile a bordo, poi, setaccia questa polvere in tempo reale ed invia le informazioni agli scienziati. Il punto di atterraggio previsto per il rover era il cratere Gale vicino all’equatore di Marte, scelto dopo un lungo studio perché contenente molti strati di sedimenti che potrebbero rivelare molto sul passato del pianeta.
L’esplorazione di Marte della NASA iniziò con lo sbarco del 1976 della sonda Viking; circa una dozzina di missioni su Marte furono lanciato prima del rover Curiosity dalle agenzie spaziali mondiali, ma solo la metà sono riuscite a giungere a destinazione. Ed è invece di queste ore la notizia della sonda NASA InSight che atterra sulla superficie di Marte per studiarne il “cuore” grazie a sismometri e sensori, che potrebbero svelare come il sistema solare ha avuto origine e cosa ha innescato la vita cosi come la conosciamo. Oggi, dunque, 6 anni dopo il delicatissimo landing di Curiosity, la NASA torna su Marte con InSight: dall’ingresso in atmosfera fino al touchdown trascorreranno i medesimi 6/7 minuti “di terrore” (i membri del team Curiosity chiamarono così i minuti di attesa e concitazione durante i quali il rover effettuava “entry, descent and landing”).