Una scossa sismica durata “appena” 37 o 40 secondi, divisa in tre fasi distinte, alle ore 5:20:27 locali pari a 7,1 della scala Richter (11° grado della scala Mercalli), seguito dopo circa cinque o dieci minuti da un maremoto le cui onde sulla costa calabrese raggiunsero un altezza massima oscillante tra i 6 e gli 11 metri circa nel tratto da Gallico Marina a Lazzaro, con un massimo all’incirca di 13 metri a Pellaro; un numero di morti stimati tra gli ottantamila e i centomila; la distruzione pressoché totale di Messina e Reggio Calabria e di altri centri piccoli e grandi tra le due sponde dello Stretto con la perdita irreparabile di un ingente patrimonio architettonico e artistico.
Questo il bilancio del Terremoto Calabro–Siculo del 28 dicembre del 1908.
110 anni fa il catastrofico terremoto tsunami di Messina e Reggio Calabria
Il 28 Dicembre 1908 si verificò una violentissima scossa di terremoto di magnitudo 7.1. L’evento, che si produsse nello Stretto di Messina alle ore 05:20. Le onde sismiche prodotte dal terremoto causarono immensi danni alle strutture e infrastrutture delle due città capoluogo più vicine all’epicentro. La scossa fu in grado di provocare un’immensa frana sottomarina che generò uno tsunami di grandi dimensioni, con onde alte più di dieci metri, sulle coste affacciate allo Stretto di Messina. L’intensità raggiunta dal terremoto fu valutata intorno al XI° della Scala Mercalli.
Messina fu la città più danneggiata, con circa il 90% degli edifici completamente distrutti e gravi perdite in termini di vite umane. Su 140.000 abitanti ne morirono 80.000. Reggio Calabria fu seconda città a pagare il prezzo più alto, con danni ingentissimi e la morte di 15.000 persone su una popolazione totale di 45.000 abitanti. Altre 25.000 vittime, circa, si riscontrarono in molti comuni vicini all’epicentro, sia in Sicilia che nella Calabria meridionale.
Questo funesto evento non solo detiene il tristissimo record di catastrofe naturale più devastante (soprattutto in termini di vittime) d’Italia, ma dell’intero continente europeo. Infatti, mai a memoria d’uomo, un evento naturale si è abbattuto sull’Europa generando così tante vittime.
Solo il violentissimo terremoto di Lisbona, magnitudo 8.5, avvenuto il 1° Novembre 1755, si rivelò essere paragonabile al disastro del 1908. Anche se i danni nella capitale portoghese furono molto estesi, soprattutto conseguenti allo tsunami che devastò le coste, il numero delle vittime non è certo. Secondo alcune stime, però, potrebbero aggirarsi intorno alle 100.000 unità.
L’illuminazione stradale e cittadina venne di colpo a mancare a Messina, Reggio, Villa San Giovanni e Palmi, a causa dei guasti che si produssero nei cavi dell’energia elettrica e della rottura dei tubi del gas.
A Reggio Calabria andarono distrutti diversi edifici pubblici. Caserme e ospedali subirono gravi danni, 600 le vittime del 22.mo fanteria dislocate nella caserma Mezzacapo, mentre all’Ospedale civile, su 230 malati ricoverati se ne salvarono solo 29. Ai danni provocati dalle scosse sismiche e a quello degli incendi si aggiunsero quelli cagionati dal maremoto, di impressionante violenza, che si riversò sulle zone costiere di tutto lo Stretto di Messina con ondate devastanti stimate, a seconda delle località della costa orientale della Sicilia, da 6 m a 12 m di altezza (13 metri a Pellaro, frazione meridionale di Reggio Calabria).
Lo tsunami in questo caso provocò molte vittime, fra i sopravvissuti che si erano ammassati sulla riva del mare, alla ricerca di un’ingannevole protezione. Improvvisamente le acque si ritirarono e dopo pochi minuti almeno tre grandi ondate aggiunsero al già tragico bilancio altra distruzione e morte. Onde gigantesche raggiunsero il litorale spazzando e schiantando quanto esistente. Nel suo ritirarsi la marea risucchiò barche, cadaveri e feriti. Molte persone, uscite incolumi da crolli e incendi, trascinate al largo affogarono miseramente. Alcune navi alla fonda furono danneggiate, altre riuscirono a mantenere gli ormeggi entrando in collisione l’una con l’altra ma subendo danni limitati. Il villaggio del Faro a pochi chilometri da Messina andò quasi integralmente distrutto. La furia delle onde spazzo’ via le case situate nelle vicinanze della spiaggia anche in altre zone. Le località piu’ duramente colpite furono Pellaro, Lazzaro e Gallico sulle coste calabresi; Briga e Paradiso, Sant’Alessio e fino a Riposto su quelle siciliane. Gravissimo fu il bilancio delle vittime: Messina, che all’epoca contava circa 140.000 abitanti, ne perse circa 80.000 e Reggio Calabria registrò circa 15.000 morti su una popolazione di 45.000 abitanti. Complessivamente si raggiunse la cifra impressionante di 120.000 vittime, 80.000 in Sicilia e 40.000 in Calabria. Altissimo fu il numero dei feriti e catastrofici furono i danni materiali. Numerosissime scosse di assestamento si ripeterono nelle giornate successive e fin quasi alla fine del mese di marzo 1909.