Come nascono le perle? Ecco come si forma una delle più amate meraviglie della natura

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Le perle naturali sono da sempre utilizzate come ornamento dalle donne di tutto il mondo. Il modo in cui nascono è considerato quasi un miracolo. Tanto più quando si scopre che si forma da un rifiuto. Proprio così: un rifiuto. Un corpo estraneo che si deposita all’interno del mollusco. Quest’ultimo, a sua volta, crea attorno all’intruso una sorta di pellicola protettiva. Una specie di prezioso carcere, insomma, dove rinchiudere il nemico che “attacca”. Ma andiamo con ordine. Il termine perla deriva dal latino permula, ovvero la conchiglia la cui forma ricorda la coscia del maiale. Le perle possono nascere, in teoria, da qualsiasi tipo di mollusco. Di solito, però, si formano in quelli del genere Ostrea, ovvero le pregiate ostriche, che vivono in tutti i mari d’Europa a basse profondità, di solito attaccate a rocce o simili. Negli allevamenti vengono attaccate a delle corde verticali tenute a pochi metri di profondità.

Le perle più pregiate sono prodotte da diverse specie di molluschi bivalvi: la Pinctada margaritifera diffusa in Nuova Guinea, Nuova Caledonia e Australia, che arriva a 20 cm di diametro e 10 Kg di peso; la Meleagrina martensis più piccola, con i suoi 7 cm massimi di diametro. Vive nei mari del Giappone; la Meleagrina vulgaris, presente nell’Oceano Indiano, nel Golfo Persico e nel Mar Rosso; la Meleagrina californica, tipica dell’America centrale. E l’elenco dei molluschi che producono perle è ancora lungo. La perla si forma quando un elemento estraneo al mollusco penetra nella cavità palleale. Può trattarsi di un semplice granello di sabbia, di un parassita, di una larva marina o di un frammento di conchiglia. L’intrusione produce una forte reazione da parte dell’animale che, non riuscendo ad elimare l’intruso, inizia ad isolarlo per renderlo inoffensivo.

Secerne, dunque, una sostanza cristallina liscia e dura, la cosiddetta madreperla, che in realtà non è altro che un deposito di vari strati di carbonato di calcio combinato con altri minerali, che originano ovoidi irregolari o sferici. Fino al momento in cui il corpo estraneo rimane all’interno del mantello, ovvero il lembo cutaneo posto tra il guscio e il corpo dell’animale, l’ostrica produce strati di madreperla, avvolgendo completamente e numerose volte il minuscolo corpo esterno che l’ha invasa. Per ottenere una magnifica perla bastano pochi anni, in genere 5 o 6.

Le perle coltivate vengono prodotte introducendo artificialmente il corpo estraneo all’interno del mollusco e i coltivatori riescono a ottenere anche perle dalle forme particolari, come a goccia o a sfera, cambiando la forma dell’intruso. Uno dei primi produttori di perle coltivate fu il giapponese Kokichi Mikimoto, che dedicò la sua vita allo studio dei molluschi e al commercio delle perle, consentendo così al paese nipponico di ottenerne il monopolio di mercato. Nel 1888 Mikimoto creò il primo allevamento di molluschi perliferi.

Le perle più comuni sono bianche, ma da sempre se ne possono trovare anche di rosa, viola, grigie, color crema e nere. Le più diffuse tra queste ultime sono l’Akoya o anche quelle di fiume, ma se andiamo sul pregiato non si può non pensare alle perle di Tahiti, bellissime e costosissime. Oggi, grazie alla tecnologia, si riescono ad ottenere anche perle con colori particolari come l’azzurro, l’arancione o il verde, di poco valore e utilizzate prevalentemente nella bigiotteria. Il valore delle perle, oltre che dal colore, si distingue soprattutto dalla forma e dalla luce che è in grado di riflettere.

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