In un istante, coloro che popolavano le antiche città e le colonie agricole a nord del Mar Morto sono stati annientati da un’esplosione cosmica nei cieli che ha lasciato distruzione su un’area di circa 518km², secondo le nuove evidenze archeologiche. Durante il meeting annuale di American Schools of Oriental Research, Phillip J. Silvia, direttore di analisi scientifiche del Tall el-Hammam Excavation Project della Giordania, ha presentato un documento con evidenze e analisi del suolo che suggerisce che il responsabile della distruzione della terra e di tutti gli insediamenti umani nell’area risalente a quasi 3.700 anni fa è stata una meteora. Secondo il documento, i dati archeologici raccolti indicano il modello per un evento esplosivo e ad altissima temperatura.
Secondo i ricercatori, un’esplosione cosmica dovuta ad una meteora a bassa quota è la sola forza naturale conosciuta che potrebbe aver causato le caratteristiche uniche e distruttive presenti sia nel suolo che nella roccia fusa dell’area e anche in molti campioni di ceramica raccolti da sito. L’evento in Medio Oriente è stato così potente che “non solo ha spazzato via il 100% delle città”, ma ha anche privato l’area dei terreni fertili per l’agricoltura e cosparso il paesaggio con l’acqua salata e caldissima del Mar Morto nella conseguente onda d’urto, secondo il documento.
“Le evidenze fisiche di Tall el-Hammam e dei siti vicini mostrano i segni di un evento termico e concussivo altamente distruttivo. I campioni di suolo e cenere raccolti da Tall el-Hammam contengono le prove della distruzione dello strato superficiale del suolo e della contaminazione del sottosuolo con i sali del Mar Morto che avrebbero impedito la coltivazione per molti secoli dopo l’evento”, sostengono gli autori dello studio. Non ci sono stati insediamenti per l’agricoltura nell’area per quasi 600-700 anni dopo l’evento, secondo lo studio.
Oltre alle evidenze del suolo, c’erano anche altri indicatori archeologici di un evento termico distruttivo, come i cristalli di zirconio trovati all’interno dei frammenti di ceramica che sono stati trasformati in vetro. Gli scienziati “hanno trovato bolle all’interno dei cristalli di zirconio fusi nel vetro che indicano l’ebollizione del cristallo” a oltre 4.000°C, secondo il documento, che aggiunge che questo intensissimo calore è durato solo per un breve periodo di tempo, lasciando pezzi di ceramica inalterati dal calore. Tuttavia, nei pressi del sito non sono stati trovati crateri ma la possibilità di una meteora esplosa sopra il livello del suolo è possibile. Secondo lo studio, le prove suggeriscono che l’esplosione si sia verificata a circa 1km dalla superficie.
Anche gli incidenti come l’evento di Tunguska del 1908 in Siberia, la cui causa rimane misteriosa ancora oggi, sono stati attribuiti a esplosioni di meteore. L’evento in Siberia, che ha raso al suolo un’ampia area di foreste in un evento esplosivo, termico e concussivo, ha generato congetture per un intero secolo. “L’esplosione nei pressi del fiume Tunguska Pietrosa il 30 giugno del 1908 ha raso al suolo circa 2.000km² di foresta siberiana. Gli scienziati hanno calcolato che l’esplosione di Tunguska potrebbe aver avuto l’intensità di 10-20 megatoni di TNT, 1.000 volte più potente della bomba atomica lanciata su Hiroshima”, riporta Space.com. “I marcatori di un evento esplosivo in aria includono alti livelli di platino, solitamente il 600% oltre i normali livelli di base, e un alto rapporto platino/palladio”, ha concluso il team di ricerca, aggiungendo che simili evidenze sono state riscontrate a Tall el-Hammam.