E’ di 5.000 ettari, pari all’1,5% dell’intera estensione boschiva dell’Alto Adige, la superficie abbattuta dalle raffiche di vento di fine ottobre. A tanto ammonta il bilancio ufficiale dei danni diffuso dall’Ispettorato forestale provinciale. Danni consistenti si sono registrati nelle zone naturali protette, con 808,68 ettari di bosco abbattuti nel Parco dello Stelvio e in generale nei parchi naturali della provincia, pari al 17,5% degli alberi complessivamente sradicati dal vento a fine ottobre. Sradicamenti e abbattimenti si sono verificati anche nei biotopi (7,76 ettari, pari allo 0,2% degli sradicamenti complessivamente), nelle zone Natura 2000 (770,5 ettari, pari al 17% degli sradicamenti registrati) e nelle zone delle Dolomiti UNESCO (11% degli sradicamenti registrati). Anche le vie di comunicazione sono state danneggiate, per un totale di 1.625,4 km. di strade di cui 1.015,6 chilometri di strade forestali, 423,9 di strade statali e provinciali, comunali e private, 179,4 chilometri di sentieri, 6,5 chilometri di sentieri ciclabili e 290 chilometri di tratti stradali colpiti all’interno delle aree interessate dal maltempo.
La stima dei danni
La stima dei danni, resa nota dal direttore della Ripartizione foreste Mario Broll, quantifica in 1,5 milioni di metri cubi il legname abbattuto dal vento in tutto l’Alto Adige. Due terzi di essi sono distribuiti fra 6 Comuni: Nova Levante (361.000 metri cubi), Nova Ponente (270.000 mc), Aldino (194.000 mc), Tires (72.000 mc), San Vigilio di Marebbe (60.000 mc) e Castelrotto (40.000 mc). Interessati dagli abbattimenti di alberi sono stati 86 Comuni altoatesini su 116, con casi di maggiore gravità specialmente per quanto riguarda la perdita di alberi potenzialmente abbattibili ogni anno, come ad esempio sul Latemar, dove il vento ha schiantato tanti alberi quanti ne sarebbero stati abbattuti normalmente nell’arco di 16 anni. La quantità complessiva di legname schiantato corrisponde all’1,3% dell’intera quantità di legname da abbattere ogni anno, oppure alla quantità normalmente abbattuta in due anni. Non è ancora stati stabilito con precisione il numero di proprietari privati di terreni boschivi danneggiati dal maltempo, cosa che sarà possibile solo con l’analisi dei dati satellitari. Per la maggior parte comunque è a costoro che appartengono i terreni danneggiati con il 61,63% (di cui 58,15% privati, 2,29% interessenze e 1,19% Chiesa). I danni registrati invece nei terreni di proprietà pubblica sono il 34,66% del totale (di cui il 18,41% dei Comuni, 14,73% dell’Amministrazione separata dei beni di uso civico e l’1,52% del Demanio).
Le strategie future
Il direttore di Ripartizione Broll spiega come ora la priorità risieda nel ripristino delle foreste di protezione secondo un protocollo stabilito a seconda delle specifiche situazioni locali. I vivai forestali del Servizio forestale provinciale sono già al lavoro in questo senso in particolare su abeti e cirmoli, recuperando il maggior quantitativo di materiale possibile per garantire un rimboschimento rapido nei prossimi anni. Si stima che nei prossimi anni saranno necessarie almeno 2 milioni di nuove piante per il rimboschimento. L’Ufficio pianificazione forestale e l’Università di Bolzano stanno analizzando i dati provenienti da più fonti (immagini digitali di ispettorati e stazioni forestali, immagini satellitari, foto scattate durante sorvoli in elicottero dall’Agenzia per la Protezione civile) per monitorare anche i danni dei coleotteri del legno – una delle specie più dannose per la silvicoltura – che intaccano i tronchi caduti al suolo e non rimossi, rendendoli meno pregiati e talora inutilizzabili per la vendita.