La grave crisi del settore castanicolo in Calabria ha interessato anche il Parco Nazionale dell’Aspromonte. In particolar modo, negli ultimi anni i produttori hanno assistito all’attacco di un parassita esotico, il Cinipide Galligeno del castagno (Dryocosmus kuriphilus) che ha notevolmente ridotto la produzione di frutti. Il Cinipide causa la formazione sui castagni di galle che riducono il numero dei germogli e la superficie fotosintetizzante della pianta che, di conseguenza, cresce meno e si indebolisce, diventando più sensibile agli stress biotici e abiotici.
Nel Parco Nazionale dell’Aspromonte il castagno è diffuso nelle zone interne collinari e montane e la crisi del settore produttivo contribuisce ai problemi occupazionali concorrendo allo spopolamento di queste zone. Non si può dimenticare il ruolo di sentinella dell’agricoltore: l’abbandono dei castagneti potrebbe far venire meno la salvaguardia dell’ambiente, la tutela del paesaggio, la manutenzione del territorio.
Al fine di valutare gli effetti del Cinipide e il grado di reazione dell’ambiente alla presenza del parassita stesso, l’Ente Parco ha promosso un progetto di ricerca finalizzato allo studio dell’adattamento del parassita nell’ambiente aspromontano e alla valutazione del ruolo che i nemici naturali hanno nel controllarlo. Tali indagini, iniziate nei primi mesi del 2018 e che dureranno due anni, vogliono valutare la distribuzione e l’ecologia della specie e comprendere come i nemici naturali normalmente presenti nell’ambiente, o introdotti come il Torymus sinensis, stanno svolgendo il ruolo di mitigatori degli effetti negativi del parassita. Le indagini sono state svolte in alcuni settori montani di particolare valore naturalistico dove il castagno è diffuso (Africo, Samo, Santa Cristina in Aspromonte, Oppido Mamertina, San Giorgio Morgeto, Canolo e Santo Stefano in Aspromonte). I primi dati raccolti evidenziano come la popolazione del Cinipide si sia ridotta in alcune aree, come Canolo e Oppido Mamertina, mentre per S. Giorgio Morgeto la presenza e i danni sono stati rilevati in maniera cospicua. Per tutte le aree monitorate si evidenzia inoltre l’esistenza di parassitoidi naturali in grado di parassitizzare il Cinipide e di ridurne la presenza. I primi dati sottolineano una notevole azione positiva di queste specie indigene che sembrano essersi adattate al nuovo ospite, con un indice di parassitizzazione che arriva al 60%. Va sottolineato comunque che anche Torymus sinensis, il nemico naturale introdotto a partire dal 2013 in alcune aree fuori dal Parco, ha iniziato a diffondersi nell’area protetta. Il gruppo di lavoro nel progetto è coordinato da Carmelo Bonsignore del Laboratorio di Entomologia ed Ecologia Applicata (LEEA) dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria (Dipartimento PAU), unitamente agli entomologi Elvira Castiglione e Francesco Manti, in sinergia con il direttore dell’Ente Parco Sergio Tralongo e con il Servizio Biodiversità, Territorio, Pianificazione e Gestione Interventi nella persona del Responsabile Antonino Siclari. Il prosieguo delle attività di studio è fondamentale ed in linea con i diversi programmi di studio intrapresi nel Parco, in armonia con la sensibilità manifestata negli ultimi anni dall’Ente nei riguardi di questo ecosistema montano. I risultati ottenuti nell’ambito del progetto forniranno un contributo fondamentale per la conoscenza di questa nuova emergenza fitopatologica nel Sud Italia.