Nessuno invidierebbe una vita passata a rovistare tra i rifiuti della più grande discarica del Kenya, ma Daniel Kiarie non la lascerebbe mai. Gli uccelli volano in tondo sopra la sua testa mentre il 35enne e oltre 600 persone che lavorano lì si muovono attraverso i rifiuti di Nairobi, tutti impegnati in una ricerca utile. I rifiuti, dalle siringhe degli ospedali a giocattoli malridotti, scricchiolano sotto i loro piedi su 12 ettari al centro dei quartieri più poveri di Nairobi. “È come qualsiasi altro lavoro. Non lo lascerei per un comodo ufficio. E non sono pazzo”, ha spiegato Kiarie.
Mentre i leader mondiali si riuniscono in Polonia per affrontare la crescente minaccia dei cambiamenti climatici, l’Africa si aspetta di soffrire di più per l’aumento delle temperature ed è il continente meno attrezzato per combatterlo. In che modo riuscirà ad affrontare i rifiuti prodotti dai suoi oltre 1,2 miliardi di residenti è una questione di massima importanza per gli ambientalisti e i governi. La maggior parte dei Paesi africani non ha le risorse necessarie per processare la quantità crescente di rifiuti solidi, ha dichiarato Maria Leonor Sales, consulente di African Development Bank. 19 delle 50 discariche più grandi del mondo si trovano sul continente africano, secondo Environmental Justice Atlas. Le aree che stanno crescendo più velocemente per la generazione di rifiuti sono l’Africa subsahariana e l’Asia meridionale, dove è previsto rispettivamente che la generazione di rifiuti raddoppi e triplichi entro il 2050, secondo una relazione della Banca Mondiale. In quel momento le aree produrranno il 35% dei rifiuti mondiali.
Gran parte dei rifiuti nei Paesi a basso reddito, circa il 90%, è abbandonata all’aperto o incendiata e questo contribuisce a peggiorare la qualità dell’aria. La combustione dei rifiuti è uno dei fattori chiave che contribuisce ai cambiamenti climatici. Nel 2016, il 5% delle emissioni globali sono state generate dalla gestione dei rifiuti solidi, escludendo i trasporti, sostiene la relazione della Banca Mondiale. Una gestione dei rifiuti sicura e sostenibile potrebbe essere un motore per la crescita economica, spiega Sales. Ma i governi dovrebbero riconoscere il valore degli operai nelle discariche, come Kairie. Il passaggio ad un’economia più green e una gestione dei rifiuti più sostenibile richiede che i lavoratori come Kairie diventino parte di un sistema riconosciuto, che segua le linee guida della salute e dell’ambiente e che riceva a sua volta introiti e benefici stabili. Gli esperti sostengono che allora le compagnie di riciclaggio dei rifiuti potrebbero essere più efficienti e avere un rifornimento garantito di materiali. L’Unione Africana ha dichiarato che i Paesi membri dovrebbero indirizzare il 50% dei rifiuti che producono al riciclaggio, al riutilizzo e al recupero dei rifiuti entro il 2030. Attualmente il continente ne ricicla solo il 4%. Purtroppo, gli investimenti in progetti simili in Africa sono ancora considerati ad alto rischio dal settore privato.
Kiarie è consapevole dei rischi del suo lavoro. Le frane nelle discariche possono essere letali. La minaccia di ferite o infezioni è molto alta. La discarica in cui lavora, Dandora, è stata dichiarata piena nel 2001 ma continua ad operare. Il precedente lavoro di Kairie come lavoratore a giornata nell’edilizia gli fruttava 5 dollari ma poteva ritrovarsi senza lavoro per lunghi periodi, il che lo ha quasi portato allo sfratto. Ora guadagna tra i 10 e i 50 dollari al giorno dal riciclaggio dei rifiuti, si è trasferito in una casa più grande, si è sposato e ha 3 bambini. La maggior parte dei keniani, che guarda dall’alto in basso e disprezza coloro che lavorano nelle discariche del Paese, vive con meno di 2 dollari al giorno.