Come ormai è risaputo, l’Italia è un paese a rischio sismico e vulcanico, con una quantità enorme di faglie attive che coprono quasi l’intero paese. Il motivo per cui l’Italia è zona sismica è riconducibile alla sua struttura geologica, data da movimenti lenti ed inesorabili che ormai avvengono da milioni di anni. Inutile ricordare i terremoti devastanti degli ultimi anni, oppure lo sciame sismico delle settimane precedenti avvenuto nei pressi dei Campi Flegrei, o ancora l’attività dell’Etna proprio in questi giorni, questi sono solo gli ultimi eventi di una lunga serie che hanno colpito, e continueranno a colpire, il nostro paese.
Per poter quindi comprendere al meglio la sismicità dell’Italia, sarebbe opportuno fare un excursus della storia geologica del nostro paese. L’Italia si trova nella zona di confine tra la Placca Euroasiatica e la Placca Africana: le catene montuose presenti, dalle Alpi ai Monti Siciliani, passando per gli Appennini, sono dovute dalla convergenza tra le due placche che, accavallandosi, formano le catene montuose, tecnicamente parlando si ha l’Orogenesi. Tutta la zona ad Est tra gli Appennini e le catene montuose della Penisola Balcanica, non è altro che una “penisola” della Placca Africana che sta penetrando in quella Euroasiatica. Già da questo si può intuire come mai la zona degli Appennini Centrali sia uno dei punti critici dell’Italia, trovandosi in una posizione in cui i moti delle placche comportano un continuo strofinio tra la Placca Africana ad Est e quella Euroasiatica ad Ovest.
La situazione diventa molto più complicata al Sud dove per poter capire meglio bisogna tornare ancora più indietro nelle Ere Geologiche. Infatti, bisogna tenere a mente che nell’arco dei suoi 4,7 Miliardi di anni, le placche tettoniche nella loro storia si sono avvicinate e si sono allontanate, formando catene montuose e oceani ormai estinti. Ancora prima della formazione delle Alpi (l’Orogenesi Alpina) ci furono altre catene montuose che si formarono e in Italia ancora oggi si possono osservare rocce di una di queste Catene Montuose, precisamente le rocce dell’Orogenesi Ercinica, che si formò tra i 450 milioni e i 280 milioni di anni fa. Così come lo scontro tra la Placca Euroasiatica e quella Africana formò catene montuose in passato, in contrapposizione, allontanandosi, hanno formato un vecchio Oceano, chiamato Tetide, ormai quasi del tutto scomparso per il nuovo riavvicinamento delle due Placche. Questa breve introduzione è stata fatta perché al Sud, precisamente nella Calabria, Sardegna e parte della Sicilia, sono ancora presenti rocce appartenenti all’Orogenesi Ercinica, mentre nei fondali del Mar Ionio, si ha ciò che rimane della Tetide. Tra la Sicilia e la Calabria, infatti, abbiano probabilmente la zona più attiva dell’Italia, sia dal punto di vista sismico che vulcanico.
Tettonica della Sicilia e della Calabria – Tra la Sicilia e il Mar Ionio si possono riscontrare due differenti tipi di convergenza tra placche. Infatti, se la formazione dei monti Siciliani sia dovuta dallo scontro di due tipologie di placche molto simili, e che quindi nello scontrarsi si sovrappongono, nel mar Ionio ciò non avviene. La placca in cui era presente un oceano, ha tendenzialmente rocce molto più “dense” rispetto alle rocce delle terre emerse, tant’è che in geologia si fa distinzione tra Crosta Continentale e Crosta Oceanica. Se quando due Croste Continentali si scontrano formano le catene montuose, quando una Crosta Continentale e una Oceanica si scontrano, quella Oceanica, più “densa”, andrà a sprofondare sotto quella Continentale formando quel fenomeno che in Geologia è chiamato Subduzione.
In un moto predominante di avvicinamento tra la Placca Euroasiatica e quella Africana, quindi, si è avuto un ulteriore moto che ha comportato un distaccamento dalla Sardegna di ciò che adesso forma la Calabria e l’estremità Nord-Orientale della Sicilia, formando così il Mar Tirreno, che è destinato ad ampliarsi ulteriormente. L’arco Calabro, muovendosi verso Sud, va a convergere con la Placca Oceanica che forma il Mar Ionio e che è quel poco che rimane del vecchio Oceano Tetide. Essendo l’Arco Calabro Crosta Continentale e il Mar Ionio Crosta Oceanica, lungo tutta la Calabria e la parte Nord-Orientale della Sicilia avviene la Subduzione, avendo quindi uno sprofondamento della placca del Mar Ionio rispetto a quella Calabra. L’Arco Calabro è ben definibile, iniziando al Nord, nella zona del Pollino, fino in Sicilia, dove si può osservare un confine netto naturale nelle gole dell’Alcantara, che separano in maniera netta la fine della parte Siciliana dell’Arco Calabro e l’inizio dell’edificio vulcanico dell’Etna. La Subduzione che avviene tra il Mar Ionio e la Calabria, come detto, comporta lo sprofondamento della Placca Oceanica del Mar Ionio, e trascinando con sé i gas, essi tenderanno a risalire comportando la formazione di Magma che andrà a formare l’arco vulcanico delle Isole Eolie.
L’Etna – L’Etna è il vulcano più grande d’Europa, e uno dei più studiati e monitorati del Mondo, a causa della sua natura particolarissima. Si conosce, infatti, benissimo ormai la sua evoluzione, ma ancora la sua origine non è del tutto comprovata, anche se esiste una teoria più accettata. Un vulcano, poiché ha appunto fuoriuscita di lava, deve trovarsi in una zona di estensione, proprio perché c’è risalita di magma. Ma come può esserci estensione, se finora si è scritto di una situazione tettonica di convergenza tra placche? Lungo tutta la Costa Ionica Siciliana, si ha una serie di faglie che delimitano il confine tra due tipologie differenti della Placca Africana, se infatti l’intera Sicilia fa parte della Crosta Continentale Africana, il Mar Ionio, come detto, ha una crosta di tipo Oceanico, che essendo molto più “pesante” andrà a sprofondare sotto la Calabria e la Sicilia Nord-Orientale, cosa che con la Crosta Continentale non avviene. Questa differenziazione, comporta la formazione di una “fessura” lungo la Costa Ionica Siciliana, punto in cui, circa 500.000 anni fa, hanno iniziato a manifestarsi le prime eruzioni di un primordiale monte Etna e che continua ad evolversi e posizionarsi in un punto nevralgico in cui si incontrano la Placca Oceanica del Mar Ionio, la Placca Continentale della Sicilia e la parte siciliana dell’Arco Calabro.
Il Vesuvio – La nascita del Vesuvio è sicuramente molto più “standard” rispetto alle particolarità dell’Etna, ed è molto più simile alle Eolie che, appunto, all’Etna. Infatti Esso nasce poiché il Mar Adriatico, avendo Crosta Oceanica, andrà a provocare una Subduzione con gli Appennini con cui si scontra. La Placca, avanza sempre più in profondità e trascinando con sé i gas, quest’ultimi andranno a risalire comportando formazione di Magma ed eruzioni vulcaniche. La pericolosità del Vesuvio, rispetto anche alle Eolie, è dovuta dal maggior spessore della Crosta a cui deve far fronte. Maggiore spessore, comporta una maggiore pressione da vincere per poter risalire, comportando così eruzioni molto violente nel momento in cui la risalita di magma dovrebbe arrivare in superficie.
Rischio Sismico – Come si può evincere da questa breve introduzione alla Tettonica dell’Italia, il nostro Paese, con l’enorme quantità di attività tettonica e vulcanica è in perenne rischio. Bisogna tenere in considerazione, inoltre, come ciò appena scritto è solo un riassunto e che la nostra zona presenta anche una enorme quantità di microplacche e fratturazioni, associabili idealmente ad una crosta di pane che va frantumandosi, rendono ancora più complicato l’assetto geo-tettonico dell’Italia. Nonostante tutto ciò, è bene ricordare che il terremoto più forte in Italia registrato è di magnitudo 7.5 che, per quanto possa portare ad eventi catastrofici, non è per nulla una magnitudo elevata, esistendo zone nel mondo in cui devono fare il conto con terremoti molto più devastanti, come ad esempio il Giappone e la California. È anche vero che avendo una storia millenaria, in l’Italia si trova difficoltà a mettere in sicurezza edifici antichi, di cui ne abbiamo in abbondanza in luoghi anche altamente sismici, ma ciò è dovuto alla nostra negligenza che ci accompagna dal Medioevo, in cui l’oscurantismo relegava i terremoti e gli eventi vulcanici a punizioni divine, limitandosi a ricostruire negli stessi luoghi pregando che la punizione non avvenisse più. Ma se per quei tempi si può trovare una giustificazione, visto anche la poca conoscenza delle Scienze di quei tempi, è molto più grave ciò che si è assistito dal Dopoguerra agli anni 90, dove l’edificazione incontrollata non era più data da ignoranza (o anche ad essa), ma da negligenza, il che rende il tutto molto più grave!
Come poter migliorare? Potrà sembrare una risposta banale, ma invece di sperare che un giorno i terremoti siano prevedibili, cosa alquanto improbabile o addirittura impossibile oggi, la nostra salvezza sarà nella conoscenza della nostra Storia e della nostra Geologia, edificando di conseguenza. La nostra salvezza sarà la conoscenza!