Quella di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti è una vicenda diventata ormai quasi leggenda, ma realmente accaduta e controversa. Sacco e Vanzetti erano due anarchici italiani emigrati negli Stati Uniti. Nel 1920 vennero arrestati a Boston, e poi processati e condannati a morte per rapina a amano armata e per l’omicidio di due uomini. Il caso fece scalpore in tutto il mondo. Il processo,diventato un vero e proprio caso giudiziario, si protrasse fino al 1927, quando venne eseguita la condanna. Da tutto il mondo si levarono proteste e voci che chiedevano la grazie per quei due uomini, sui quali le prove erano deboli, se non addirittura inesistenti. Si trattava solo di indizi, ma vennero talmente esaltati e ingigantiti che la condanna fu inevitabile, anche a causa dell’evidente faziosità dei giudici, a causa di ragioni razziali e politiche.
Come si legge su un sito web dedicato proprio ai due italiani, “Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, pugliese il primo e piemontese il secondo emigrarono negli Stati Uniti nel 1908. Vissero e lavorarono nel Massachusetts facendo i mestieri più disparati come consuetudine in quegli anni per gli immigrati, (Sacco calzolaio e Vanzetti pescivendolo), professando le loro idee socialiste di colore anarchico e pacifista. Nell’aprile del 1920 in un clima permeato da pregiudizi e da ostilità verso gli stranieri, furono accusati di essere gli autori di una rapina ad una fabbrica di calzature in cui rimasero vittime un cassiere e una guardia armata. Il processo istituito contro di loro non giunse mai alla certezza di prove accusatorie sicure, ma fu fortemente condizionato dall’ansia di placare un opinione pubblica furiosa e avvelenata dalla violenza, a cui bisognava dare dei colpevoli e dal pretesto fornito dall’evento per la scalata al successo personale del giudice Thayer e del pubblico ministero Katzmann.
“Di certo – si legge ancora su www.saccoevanzetti.com – Sacco e Vanzetti pagarono per le loro idee anarchiche, idealiste e pacifiste (al momento dell’intervento americano del conflitto del 15-18 si rifugiarono in Messico per non essere arruolati) e per il fatto di far parte di una minoranza etnica disprezzata ed osteggiata come quella italiana. Non da meno pesarono le azioni violente e terroristiche dell’altra ala del pensiero anarchica dei primi anni del secolo (ad es. Gaetano Cresci e Giovanni Passanante) e non ultime alcune contraddizioni della linea difensiva. Dopo circa un anno di processo il 14 luglio 1921 furono condannati alla sedia elettrica”.
I due italiani continuarono fino alla fine a sostenere la proprio innocenza e nel 1925 i giudici e parte dell’opinione pubblica negarono persino l’evidenza quando un pregiudicato, Celestino Madeiros, confessò di aver preso parte alla rapina insieme ad altri complici e scagionò di fatto Sacco e Vanzetti. Ma non servì a nulla: il 23 agosto 1927 i due vennero giustiziati sulla sedia elettrica. Si dovette attendere il 1977 affinché il governatore del Massachusetts, Michael s. Dukakis, riabilitasse le figure di Sacco e Vanzetti. Nel documento che proclama per il 23 agosto di ogni anno il S.&V. Memorial Day scrisse che “il processo e l’esecuzione di Sacco e Vanzetti devono ricordarci sempre che tutti i cittadini dovrebbero stare in guardia contro i propri pregiudizi, l’intolleranza verso le idee non ortodosse, con l’impegno di difendere sempre i diritti delle persone che consideriamo straniere per il rispetto dell’uomo e della verità”.