Maxi spiaggiamento di Gamberetti a Ischia, l’esperto: “forse è successo per un’onda anomala o una mareggiata”

MeteoWeb

Potrebbero essersi spiaggiati per colpa di un’onda o di una mareggiata, i Gamberetti ritrovati a centinaia nella baia di San Montano a Ischia, mentre sembra meno plausibile l’ipotesi della morte per intossicazione da sostanze inquinanti, vista l’assenza di altri animali morti lungo la costa. Per escluderla completamente, pero’, bisognera’ attendere l’esito delle analisi tossicologiche condotte in queste ore insieme a quelle del Dna, che porteranno a identificare esattamente la specie del crostaceo grazie a un ‘codice a barre’ molecolare gia’ usato per tracciare i cibi e scoprire le frodi alimentari. Lo spiega Maurizio Casiraghi, zoologo dell’Universita’ di Milano-Bicocca.

I Gamberetti fanno parte del cosiddetto plancton, quell’insieme di organismi acquatici che vivono in balia delle onde, perche’ sono cosi’ piccoli da non riuscire a contrastare le correnti. E’ dunque plausibile – afferma l’esperto – che questo banco di Gamberetti si sia spinto insolitamente vicino alla costa, venendo poi sorpreso da un’onda o una mareggiata, anche se per dirlo con certezza andrebbero verificate le condizioni del mare dei giorni scorsi“. Non e’ da escludere anche “l’ipotesi di un problema nel sistema di orientamento dei crostacei, simile a quello che porta allo spiaggiamento dei cetacei“. Sembra invece meno probabile l’ipotesi di un’intossicazione, “ma e’ comunque meglio rispettare in via precauzionale il divieto di raccogliere e mangiare i crostacei spiaggiati“, sottolinea Casiraghi. Ai ricercatori serviranno alcuni giorni per condurre le necessarie analisi tossicologiche e per identificare esattamente la specie a cui appartengono questi Gamberetti. “Esistono tantissime specie, tutte simili fra loro: basti pensare che quelle che mangiamo abitualmente sono quasi una cinquantina, anche se ci sembrano poche perche’ si assomigliano“.

Per distinguere specie morfologicamente simili si ricorre al ‘barcoding genetico’, “ovvero una metodica molecolare che permette di analizzare precise sequenze di Dna usandole come fossero un codice a barre: confrontandole con quelle contenute in una grande banca dati della biodiversita’, permettono di identificare la specie di appartenenza in maniera univoca“, spiega Casiraghi. “Questa tecnica e’ molto usata nei laboratori di ricerca, ma e’ sempre piu’ diffusa, anche per tracciare gli alimenti e smascherare le frodi alimentari: grazie al codice a barre genetico possiamo capire ad esempio se i tranci che troviamo sul banco del pesce sono davvero di palombo, o se il macinato nei ravioli e’ davvero di bovino. Negli Stati Uniti la tecnica e’ gia’ usata da anni di routine per il mercato ittico, ma si adatta anche a cibi processati e vegetali“.

Maxi spiaggiamento di Gamberetti a Ischia, le prime analisi della Guardia Costiera: “fenomeno anomalo, improbabile che dipenda dall’inquinamento” [FOTO]

Condividi