Astronomia: stelle in formazione, colori sorprendenti nella Grande Nube di Magellano

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Una particolare regione della Grande Nube di Magellano (LMC dall’inglese Large Magellanic Cloud) si illumina di colori sorprendenti in questa immagine acquisita dallo strumento MUSE (Multi Unit Spectroscopic Explorer) installato sul Very Large Telescope (VLT) dell’ESO.

La regione, nota come LHA 120-N180 B – N180 B in breve – è un tipo di nebulosa noto come regione H II (“H secondo”) ed è una fonte feconda di nuove stelle.

La Grande Nube di Magellano è una galassia satellite della Via Lattea, meglio visibile dall’emisfero australe.

Questo grafico mostra l’ubicazione della regione HII LHA 120-N 180B nella costellazione della Mensa, l’unica costellazione che prende il nome da un toponimo geografico terrestre: prese il nome dalla Table Mountain (montagna-tavola) al Capo di Buona Speranza in Sudafrica dall’astronomo francese Nicolas-Louis de Lacaille. La mappa include la maggior parte delle stelle visibili a occhio nudo in buone condizioni di osservazione; è indicata anche la regione di cielo mostrata nelle immagini. Credit: ESO, IAU and Sky & Telescope

A soli 160.000 anni luce dalla Terra, è praticamente sulla soglia di casa nostra. Oltre a essere vicino a noi, il singolo braccio a spirale di LMC appare quasi di fronte, permettendoci di ispezionare facilmente regioni come N180 B.

Le regioni H II sono nubi interstellari di idrogeno ionizzato – i nuclei nudi degli atomi di idrogeno. Queste regioni sono incubatrici stellari e le stelle massicce appena formate sono responsabili della ionizzazione del gas circostante, rendendole spettacolari.

La forma distintiva di N180 B è costituita da una gigantesca bolla di idrogeno ionizzato circondata da quattro bolle più piccole.

All’interno di questa nube luminescente, MUSE ha individuato un getto emesso da una stella nascente – un enorme oggetto stellare giovane con una massa pari a 12 volte quella del nostro Sole.

Il getto – chiamato Herbig-Haro 1177, o HH 1177 in breve – è mostrato in dettaglio nell’immagine di accompagnamento.

All’interno della nube luminescente della regione HII LHA 120-N180 B, MUSE ha individuato un getto emesso da una stella nascente – un enorme oggetto stellare giovane. Questa è la prima volta in cui si osserva un getto di questo tipo in luce visibile al di fuori della Via Lattea. Di solito questi getti sono oscurati dai loro ambienti polverosi e perciò sono visti soprattutto a lunghezze d’onda infrarosse o radio da telescopi come ALMA. Invece, l’ambiente relativamente privo di polvere dell’LMC consente di osservare questo getto – chiamato Herbig-Haro 1177, o HH 1177 in breve – a lunghezze d’onda visibili. Con una lunghezza di circa 33 anni luce, è uno dei getti di questo genere più lunghi mai osservati.
Le regioni in blu e rosso di questa immagine mostrano il getto, identificato dai picchi di emissione, spostati verso il rosso o il blu, della riga H?. Credit. ESO, A McLeod et al.

Questa è la prima volta in cui si osserva un getto di questo tipo in luce visibile al di fuori della Via Lattea, poiché di solito sono oscurati dai loro ambienti polverosi. Tuttavia, l’ambiente relativamente privo di polvere dell’LMC consente di osservare HH 1177 alle lunghezze d’onda visibili. Con una lunghezza di circa 33 anni luce, è uno dei getti di questo genere più lunghi mai osservati.

HH 1177 ci parla dell’infanzia delle stelle. Il fascio è altamente collimato; si allarga appena nell’allontanarsi dalla stella. Getti come questo sono associati ai dischi di accrescimento della stella e possono far luce su come le stelle nascenti raccolgono materia. Gli astronomi hanno scoperto che le stelle, sia di grande che di piccola massa, lanciano getti collimati come HH 1177 attraverso meccanismi simili – suggerendo che le stelle massicce possono formarsi nello stesso modo delle loro controparti di piccola massa.

MUSE è stato recentemente migliorato notevolmente con l’aggiunta dell’Adaptive Optics Facility, la cui modalità a grande campo ha visto la prima luce nel 2017. L’ottica adattiva è il processo attraverso il quale i telescopi dell’ESO compensano gli effetti di sfocatura causati dall’atmosfera – trasformando le stelle scintillanti in immagini molto nitide ad alta risoluzione. Da quando questi dati sono stati ottenuti, grazie all’aggiunta della modalità a campo stretto MUSE ha una vista acuta quasi come quella del telescopio spaziale Hubble della NASA/ESA – con il potenziale per esplorare l’universo in modo più dettagliato che mai.

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