Bimba in fin di vita a Roma, criminologa: “Il raptus non esiste, ci sono sempre dei segnali”

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Tonia Bardellino, criminologa e sociologa, è intervenuta ai microfoni di ‘Tutto in famiglia’ condotto da Livia Ventimiglia e Annalisa Colavito su Radio Cusano Campus per parlare del caso di cronaca avvenuto a Genzano di Roma, dove un uomo ha ridotto in fin di vita la figlia della sua compagna di 22 mesi.

Questi casi sono sempre più diffusi, facendo quasi pensare che ci sia una sorta di emulazione –ha spiegato la Dott.ssa Bardellino-. Va detto che nella letteratura scientifica di tipo psichiatrico e criminologico non esiste il raptus. Quest’uomo si è difeso dicendo che a seguito del pianto della bambina, è stato colto da un raptus. Ma si tratta di una violenza improvvisa che non ha valenza scientifica. Il raptus non esiste perché si tratta di un malessere che si è cristallizzato nel tempo e che cresce nell’animo umano. La prevenzione è culturale e si devono sempre cogliere quei segnali predittivi che portano poi a fatti del genere. Non possiamo affermare con assoluta certezza che il fatto che non ci sia un legame di sangue sia correlato alla violenza. La violenza prescinde dai legami di sangue. Questo tipo di violenza definita ‘violenza di prossimità’- verso le persone più vicine- può avvenire sia per mano della madre che del padre. Non possiamo conoscere il background di quest’uomo e quindi il suo malessere. Ma la violenza è trascendentale e il legame di sangue non la preserva. Casualmente questi raptus avvengono nei confronti di soggetti più deboli, come bambini o donne indifese. C’è una costruzione mentale nella mente dei perpetratori delle violenze che avvalla certi comportamenti. Per capire l’assenza delle madri bisogna andare a indagare nell’origine della relazione; bisogna come è stato instaurato il rapporto in principio. Si tratta quasi sempre di casi in cui i bambini già dall’inizio della relazione vengono affidati a degli sconosciuti. Questa disattenzione materna non giustifica l’atto violento ma è una variabile che insieme ad altre ha inciso nel fatto. Le donne in questione hanno un legame di attaccamento disfunzionale nella scelta del partner. Si tratta di una scelta infantile e patologica. Spesso ostentano questi amori già da subito ma allo stesso tempo c’è la volontà di proteggere questi soggetti, e si arriva ed essere omertosi sugli episodi di violenza. Dinamiche che spesso ritroviamo nei casi di femminicidio”.

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