Nel 1931 la vita media in Italia era di circa 50 anni, oggi è di 90 anni ed oltre, in particolare nella zona salernitana del Cilento; il motivo è l’affermarsi della dieta mediterranea, ricca di verdura oltre che di carboidrati, formaggi e frutta. Lo si evince dai tre volumi della trilogia “Alimentazione e Colture nella Piana del Sele. Il Consorzio di Bonifica Destra Sele per l’equilibrio dell’Ecosistema”, presentata a Roma presso la Camera dei Deputati, presente il Presidente della Commissione Agricoltura, Filippo Gallinella.
Nell’occasione è stato confermato l’avvio del processo di riconoscimento I.G.P. (Indicazione Geografica Protetta) per la rucola della Piana del Sele, la cui coltivazione si stende su 3.600 ettari per una produzione di 400 milioni di chilogrammi, pari al 73% di quella nazionale per un valore complessivo di circa 680 milioni di euro. L’areale di produzione interessa 7 comuni della provincia di Salerno (Eboli, Battaglia, Pontecagnano Faiano, Montecorvino Rovella, Montecorvino Pugliano, Bellizzi, Capaccio-Paestum), dove operano 430 aziende agricole, per il 60% guidate da giovani e che danno lavoro a 5.000 addetti più altri 4.000 nell’indotto. Utilizzata soprattutto nelle produzioni di IV gamma (circa 20 milioni di consumatori in Italia), la rucola della Piana del Sele si prevede possa ottenere, dal riconoscimento I.G.P., un incremento produttivo pari al 20%, raggiungendo gli 850 milioni di fatturato, che ne farebbero il terzo consorzio a marchio del Paese per giro d’affari dopo quelli del Grana Padano D.O.P. e del Parmigiano Reggiano D.O.P.
Gli asset socio-economici della rucola I.G.P. sono quelli dell’innovazione agricola, di una forte attrattività verso i giovani produttori e della sostenibilità ambientale.
Nota fin dall’antica Roma come afrodisiaca, la rucola ha caratteristiche antinfiammatorie, antiossidanti, antitumorali, antiage, ipocaloriche ed è utile in gravidanza, perché ricca di folati.
“L’esempio della Piana del Sele – afferma Massimo Gargano, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – dimostra capacità di fare anche nelle regioni meridionali del Paese. Per riuscire, però, è necessario garantirne le condizioni; in questo caso, sono la disponibilità d’acqua e la sistemazione idrogeologica del territorio, assicurate dal locale Consorzio di bonifica.”
“Il nostro impegno – prosegue Vito Busillo, Presidente del Consorzio di bonifica Destra Sele – è abbattere, anno dopo anno, i costi energetici della distribuzione irrigua attraverso l’autonoma produzione di energia rinnovabile, che già oggi ammonta a 8 milioni di kilowattora annui. La nostra rucola sarà sempre più un prodotto a piena sostenibilità ambientale.”
“L’agricoltura nella Piana del Sele – conclude Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI – è un esempio di compatibilità fra aspetti produttivi ed ecosistema; è quel nuovo modello di sviluppo, sostenuto dai Consorzi di bonifica e per il quale hanno un parco progetti a disposizione del Paese. E’ necessario però dare concretezza a tale patrimonio per superare l’atavico paradosso di un territorio, minacciato per molti mesi dal rischio alluvioni e per altrettanti da quello della siccità.”