Migliaia di persone sono arrivate a Progreso, città natale di Emiliano Sala, per rendere omaggio alla stella del calcio che ha perso la vita in un tragico incidente aereo sulla Manica lo scorso 21 gennaio. E mentre gli ospiti arrivavano a porgere l’ultimo saluto al giovane, anche il suo fedele labrador nero, Nala, era in attesa di vedere il suo feretro. Le immagini che mostrano il cane attendere di poter vedere il suo padrone davanti alla porta del luogo dove è stata tenuta la veglia funebre arrivano dopo che Romina Sala, sorella di Emiliano, prima ancora che l’aereo venisse ritrovato in fondo alla Manica, aveva postato la foto di Nala che aspettava il suo ritorno davanti alla porta di casa.
È chiaro che il calciatore 28enne e il suo cane avessero un legame molto forte. Secondo il Daily Mirror, Nala era una delle ragioni per la quale Sala era tornato in Francia. Sala, infatti, stava organizzandosi per portare il cane con sé in Galles, dopo aver appena firmato per il trasferimento dal Nantes al Cardiff City. Poiché il calciatore viveva da solo, aveva preso Nala appena dopo essersi trasferito al Nantes nel 2015 per avere compagnia. La sorella Romina ha confermato che ora sarà lei a prendersi cura del cane. “Nala, la tua fedele amicizia è ora nostra. Non ho mai pensato di darla in adozione. Lo chiarisco in modo che le persone lo sappiano”, le parole della sorella.
All’inizio di febbraio, la polizia di Dorset aveva confermato che il corpo recuperato dai rottami dell’aereo era quello di Emiliano Sala. Secondo le analisi eseguite sul corpo, il giovane sarebbe morto per le ferite riportate alla testa e al tronco. Di David Ibbotson, pilota inglese 59enne ai comandi del Piper Malibu scomparso dai radar mentre sorvolava la Manica, non c’è ancora traccia. A questo proposito, arrivano ora le dichiarazioni di Eduardo Hernandez Vidaurreta, 65 anni, che ha volato con lo stesso aereo leggero che si è schiantato il 21 gennaio. Il pilota di grande esperienza ha volato a bordo del Piper Malibu tra il 2012 e il 2015 e lo ha descritto come un aereo “meraviglioso”, dicendo che sarebbe sorpreso di sapere che abbia avuto un problema: “Questo aereo era meraviglioso. Sarei sorpreso se l’incidente fosse dovuto ad un guasto meccanico”.
Vidaurreta è stato un pilota commerciale dal 1976 e ha spiegato che in origine l’aereo apparteneva ad una scuola d’aviazione della Florida. Era stato acquistato dall’uomo d’affari Roberto Sastre, suo amico, che lo aveva portato in Spagna. Secondo il giornale spagnolo El País, Vidaurreta ha trascorso 200 ore in volo sull’aereo dopo che Sastre gli aveva chiesto di diventare il suo pilota. Vidaurreta ha aggiunto: “Non mi ha dato alcun problema. Se qualcuno sta cercando una ragione meccanica per spiegare l’incidente dell’aereo, penso che si stia sbagliando”. Il pilota è anche convinto che l’aereo avesse avuto un nuovo motore quando è arrivato in Spagna: “Non è caduto a pezzi, ne sono sicuro”.
Le parole del pilota sono però in forte contrasto con quelle che Emiliano Sala aveva inviato in un messaggio vocale al padre e agli amici quando era già a bordo dell’aereo la sera del 21 gennaio: “Salve ragazzi come state? Sono sfinito. Ero a Nantes, ho dovuto fare talmente tante cose, e poi ancora, ancora… non finiva più. Adesso sono in aereo. Sembra che stia per cadere a pezzi. Me ne vado a Cardiff, speriamo possa cominciare domani pomeriggio ad allenarmi con la mia nuova squadra. Voi come state? Se fra un’ora e mezzo non ci saranno mie notizie, non so neppure se manderanno qualcuno a cercarmi, perché non mi ritroveranno, ma voi lo saprete. Papà, ho una paura…“.
Vidaurreta sostiene che l’aereo avesse giubbotti salvagente e bombole d’ossigeno d’emergenza a bordo quando è stato venduto ad una compagnia britannica nel 2015 e che fosse in “buone condizioni”. Il 23 gennaio, esperti dell’aviazione avevano dichiarato a The Sun di come l’accumulo di ghiaccio sulle ali dell’aereo potesse essere stata la causa dell’incidente dell’aereo che trasportava Sala e Ibbotson. Lo stesso pilota inglese aveva ammesso agli amici di sentirsi “un po’ arrugginito” ai controlli dopo essere arrivato in Francia, due giorni prima dell’incidente. Il Piper Malibu era salito fino a 1.500 metri di quota, ma Ibbotson aveva poi chiesto al controllo aereo di poter scendere a 700 metri, poco prima che si perdessero le tracce del velivolo.