Prevedere la velocità del vento: qual è il modo migliore?

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  • Fig. 1. Risultati dello studio. Errori normalizzati (%), distinti tra sovra- e sotto-stima, commessi nella stima della velocità del vento in quota dai diversi modelli applicati in tutti i siti considerati. Il riquadro mostra l’istogramma di frequenza della distribuzione degli stessi errori. LogL e LogLL: modelli basati sul profilo logaritmico; DH: modello di Deaves ed Harris; PL-: modelli basati sulla legge di potenza nelle diverse varianti applicative. (Fonte: Gualtieri, G. (2019). A comprehensive review on wind resource extrapolation models applied in wind energy. Renewable and Sustainable Energy Reviews, 102, 215-233)
  • Fig. 2. Torri anemologiche preposte alla misura del profilo verticale del vento sulla terraferma (onshore): ripresa fotografica della torre di Cabauw (Olanda), alta 213 m, gestita dal Royal Netherlands Meteorological Institute (KNMI). (Fonte: Cabauw Experimental Site for Atmospheric Research (CESAR), http://www.cesar-database.nl)
  • Fig. 3. Torri anemologiche preposte alla misura del profilo verticale del vento in mare aperto (offshore): rappresentazione stilizzata (a) e schematizzazione tecnica (b) della piattaforma offshore FINO3 ubicata nel Mare del Nord 80 km al largo delle coste di Sylt (Germania), alta 120 m, gestita dal Bundesamt fuer Seeschifffahrt und Hydrographie (BSH). (Fonte: Bundesamt fuer Seeschifffahrt und Hydrographie (BSH), http://www.fino3.de)
  • Fig. 4. Esempi di variazione della velocità del vento con la quota: rappresentazione del profilo della velocità del vento osservato e modellizzato utilizzando la legge di potenza (PL), la legge logaritmica (LogL) ed il modello di Deaves ed Harris (DH). (Fonte: Gualtieri, G. (2017). Wind resource extrapolating tools for modern multi-MW wind turbines: comparison of the Deaves and Harris model vs. the power law. Journal of Wind Engineering and Industrial Aerodynamics, 170, 107-117)
  • Fig. 5. Esempi di variazione della velocità del vento con la quota: rappresentazione comparata della variazione per ora del giorno e mese dell’anno della velocità del vento a 10 m (a) e 80 m (b). (Fonte: Gualtieri, G. (2016). Atmospheric stability varying wind shear coefficients to improve wind resource extrapolation: A temporal analysis. Renewable Energy, 87, 376-390)
  • Fig. 5. Esempi di variazione della velocità del vento con la quota: rappresentazione comparata della variazione per ora del giorno e mese dell’anno della velocità del vento a 10 m (a) e 80 m (b). (Fonte: Gualtieri, G. (2016). Atmospheric stability varying wind shear coefficients to improve wind resource extrapolation: A temporal analysis. Renewable Energy, 87, 376-390)
  • Fig. 6. Esempi di classificazione della risorsa eolica. Mappa della velocità del vento (onshore e offshore) sull’Italia alla quota di 100 m: ricostruzione tramite utilizzo di modelli matematici. (Fonte: The Global Wind Atlas, https://globalwindatlas.info)
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MeteoWeb

Poter prevedere, sulla base di semplici misure a terra, il profilo verticale della velocità del vento fino a quote difficilmente raggiungibili con strumentazione dai costi contenuti è un evidente vantaggio, soprattutto nella fase di prefattibilità di un progetto d’impianto eolico”, spiega Giovanni Gualtieri dell’Istituto di biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibimet) di Firenze e autore dello studio. Questo compito è affidato ai modelli di estrapolazione della velocità del vento, la cui utilità pratica diventa oggigiorno sempre più stringente se si considera il costante aumento delle dimensioni dei moderni aerogeneratori, caratterizzati da un’altezza dei mozzi regolarmente al di sopra di 60-80 m, ma che arriva a superare (soprattutto nei modelli offshore) anche i 150 m.

La ricerca, pubblicata su Renewable and Sustainable energy reviews, passa in rassegna 332 applicazioni condotte in un arco temporale di 40 anni (1978–2018) su 96 località nel mondo poste ad altitudini comprese tra 0 e 2230 m s.l.m.. Tre famiglie di modelli sono state prese in esame: (i) modelli basati sul profilo logaritmico; (ii) modelli basati sulla legge di potenza; (iii) modello di Deaves ed Harris. Il lavoro documenta l’accuratezza dei modelli applicati su ogni specifica località e ne discute nell’insieme l’andamento prendendo in esame quattro diversi tipi di sito: (i) pianeggiante e prevalentemente privo di ostacoli; (ii) collinare/ondulato con vegetazione/alberi; (iii) montuoso con orografia complessa; (iv) in mare aperto. Le prestazioni dei modelli sono state analizzate nella capacità di prevedere accuratamente il valore della velocità del vento in quota, ma anche nel riuscire a raggiungere quote particolarmente elevate, come richiesto dai moderni modelli di turbina eolica. “Oltre alla mera accuratezza numerica grande risalto è stato dato alla convenienza economica di un modello piuttosto che di un altro, e quindi alla strumentazione più o meno a basso costo richiesta per ogni applicazione”, evidenzia il ricercatore Cnr-Ibimet.

Tra i principali risultati raggiunti, lo studio evidenzia che i modelli basati sul profilo logaritimico (utilizzati in passato all’incirca nel 25.6% dei casi) risultano inadatti allo scopo, in quanto non in grado di raggiungere l’altezza tipica delle moderne turbine; essi presentano inoltre lo svantaggio di richiedere un’accurata stima della lunghezza di rugosità del sito (z0), cosa di norma alquanto complessa.

Per quanto concerne il modello di Deaves ed Harris, Giovanni Gualteri spiega che, nonostante sia utilizzabile a quote molto elevate (teoricamente lungo tutto lo strato limite), è stato finora applicato molto di rado (meno dell’1% dei casi), soprattutto perché richiede – oltre alla già citata lunghezza di rugosità – la conoscenza di un parametro abbastanza problematico come la velocità di attrito (u*).

I modelli basati sulla legge di potenza, infine, risultano quelli maggiormente utilizzati in letteratura (73.5%), sia per la loro semplicità d’impiego che per la loro affidabilità. “Essi non solo offrono una maggiore accuratezza nella previsione della velocità del vento in quota, ma riescono anche a raggiungere efficacemente le quote più elevate, tipiche delle moderne turbine”, conclude il ricercatore.

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