Ogni 8 Marzo ricorre la Giornata internazionale della donna, più comunemente nota come Festa della donna: lo scopo è ricordare i progressi raggiunti dalle donne di tutto il mondo in ambito economico, politico e culturale, ma anche le discriminazioni e le violenze che hanno dovuto tollerare nel corso dei secoli, fino ad oggi.
Quali sono le reali origini storiche della ricorrenza?
Il 3 maggio 1908 Corinne Brown, causa l’assenza dell’oratore ufficiale designato, presiedette la Conferenza tenuta ogni domenica dal Partito Socialista di Chicago nel Garrick Theater, chiamata Woman’s Day: alla Conferenza cui furono invitate tutte le donne per discutere dello sfruttamento, operato dai datori di lavoro, delle operaie, in termini di basso salario e orario lavorativo, discriminazioni sessuali e diritto di voto delle donne.
Alla fine dell’anno, il Partito Socialista americano raccomandò a tutte le sezioni locali di riservare l’ultima domenica di febbraio 1909 all’organizzazione di una manifestazione in favore del diritto di voto femminile. Il 23 febbraio 1909 fu celebrata negli Stati Uniti la prima e ufficiale giornata della donna. Il 22 novembre 1909 a New York incominciò uno sciopero di 20 mila camiciaie, durato sino al 15 febbraio 1910. Durante la Seconda Conferenza internazionale delle donne socialiste, tenutasi nella Folkets hus (Casa del popolo) di Copenaghen il 26 e 27 agosto 1910, fu proposto di istituire una comune giornata da dedicare alla rivendicazione dei diritti delle donne. Mentre negli Stati Uniti continuò a tenersi l’ultima domenica di febbraio, in alcuni Paesi europei (Germania, Austria, Svizzera, Danimarca), la Giornata della donna si tenne, per la prima volta, domenica 19 marzo 1911.
La manifestazione non venne ripetuta tutti gli anni, interrompendosi in tutti i Paesi belligeranti negli anni seguenti allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. A San Pietroburgo, l’8 marzo 1917, le donne della capitale guidarono una grande manifestazione che rivendicava la fine della guerra, sino al crollo dello Zarismo e all’8 marzo 1917, inizio della Rivoluzione russa di febbraio. Il 14 giugno 1921, per stabilire una data comune a tutti i Paesi, la Seconda Conferenza internazionale delle donne comuniste fissò l’8 marzo come Giornata internazionale dell’operaia. In Italia la Giornata internazionale della donna si tenne per la prima volta solo nel 1922, per iniziativa del Partito Comunista d’Italia.
Le leggende
Sono numerose le leggende circolanti, negli anni, sull’origine della ricorrenza della Festa della donna. Tra le più gettonate, quella del rogo della Cotton, divampato a New York nel 1908. Si racconta che agli inizi di marzo del 1908, le operaie della Cotton, industria tessile newyorkese, iniziarono a scioperare contro le loro disumane condizioni lavorative e lo sciopero si protrasse sino all’8 marzo, data in cui, il proprietario della fabbrica, un certo Johnson, dopo averle rinchiuse all’interno della fabbrica, barricò tutte le uscite. Divampò un incendio, forse appiccato dallo stesso proprietario, e persero la vita 126 operaie.
Le immagini circolanti non sono però quelle della Cotton che, in realtà, non è mai esistita, ma dell’incendio avvenuto il 25 marzo 1911, quindi tre anni dopo il presunto rogo newyorkese, alla Triangle Shirtwaist Company, nel cuore di Manhattan; uno dei maggiori stabilimenti di produzione di capi d’abbigliamento, situata agli ultimi tre piani dell’Asch Building.
Proprio in quella fabbrica, in cui lavoravano circa 600 operai, in condizioni antigieniche e di scarsissima sicurezza, alle 16:40 circa, un incendio, divampato all’ottavo piano, si lambì rapidamente i due piani superiori del palazzo, provocando la morte di 146 operai della fabbrica, soprattutto giovanissime donne, immigrate di origini italiane ed ebree, tra i 13 e i 22 anni. La tragedia, che provocò la morte di 123 donne e 23 uomini, si consumò in pochi minuti, tra donne inghiottite dalle fiamme, soffocate dal fumo ed altre, ancora, che si gettarono nel vuoto… scene strazianti, queste, ricostruite da giornalisti e passanti.
La mimosa
Nel settembre 1944 a Roma si creò l’UDI (Unione Donne in Italia) per iniziativa di donne appartenenti a PCI, PSI, Partito d’Azione, Sinistra Cristiana, Democrazia del Lavoro. Fu l’UDI a prendere l’iniziativa di celebrare l’8 marzo 1945 la prima Giornata della donna nelle zone dell’Italia libera, mentre a Londra veniva approvata e inviata all’ONU una Carta della donna, contenente richieste di partità di diritti e lavoro. Con la fine della guerra, l’8 marzo 1946 fu celebrato in tutta Italia e vide la comparsa del suo simbolo: la mimosa. E’ una tradizione tipica italiana. Tra le attiviste, Rita Montagna e Teresa Noce, che hanno eletto questo fiore come simbolo della Festa della donna, c’era Teresa Mattei, ex partigiana e convinta sostenitrice dei diritti delle donne. La mimosa non fu l’unica portata in assemblea. Oltre ad essa, vennero messi a voti anemoni, garofani e violette, ma la mimosa vinse. I perché sono tanti. La Mattei, in un’intervista, disse: “La mimosa era il fiore che i partigiani regalavano alle staffette” e che le ricordava le lotte sulle montagne e poteva essere raccolto a mazzi e gratuitamente.
La ex partigiana, morta a 92 anni nel 2013, dichiarò: “Quando nel giorno della Festa della donna vedo le ragazze con un mazzolino di mimosa penso che tutto il nostro impegno non è stato vano”. L’8 marzo 1946 non poteva che incarnare l’Italia libera, della pace, il punto di inizio di una nuova fase della storia femminile, un forte, gioioso e combattivo momento aggregativo e identificativo e la mimosa venne scelta perché nei dintorni di Roma fioriva abbondante e poteva essere raccolta senza costi sulle piante che crescono selvatiche.
Il basso costo della mimosa ne decretò la vittoria ufficiale, soprattutto nel dopoguerra, in modo che tutti potessero accedervi per farne dono gradito.