È un momento di resa dei conti per un’industria che ha potuto contare su tre cose da quando l’automobile è stata inventata più di un secolo fa: le macchine funzionavano con motori a combustione interna, le persone desideravano possederne una, e soprattutto guidavano!
In concomitanza con l’avvento del car-sharing, delle flotte alimentate a batterie e delle auto a guida autonoma, cambiano le regole del gioco e le case automobilistiche non possono fare altro che reinventarsi nelle nuove società della mobilità, unica chance la loro per sopravvivere.
“Peak Car” è il nome del cambiamento, figlio di un’ipotesi, cioè che il momento delle auto sia arrivato al suo picco massimo: secondo Bloomberg Businessweek sarà una conseguenza inevitabile a causa dei nuovi stili di vita e delle nuove scelte sulla mobilità, e ci porterà ad accantonare l’auto come la conosciamo.
Da una parte, troviamo i consumatori ecologisti, che si convertono alla mobilità elettrica o scelgono i mezzi pubblici, dall’altra le amministrazioni delle città (soprattutto le grandi metropoli) che non possono far altro che limitare sempre di più l’accesso ai mezzi privati, unica soluzione ad inquinamento e gestione del traffico in due parole la mobilità sostenibile.
Su tutti, il cambiamento si nota sul mercato: basti pensare a Uber, la celeberrima azienda che fornisce soluzioni di trasporto con una semplice app, solo una delle compagnie in questo settore in fortissimo rialzo. Sempre Bloomberg riporta che nel 2018 le vendite dei modelli familiari più venduti hanno subito un calo del 30%, e le previsioni vanno solo in discesa. Gli acquisti di automobili come SUV e simili, che finora dominavano il mercato, piomberanno sotto il 22% del mercato entro il 2025.
Quindi è tutto finito? No, ma solo a patto di sapersi rinnovare.
Intanto a trainare i mercati emergenti, Cina in primis ed India e Russia a seguire, che continuano a crescere e a garantire le vendite. Poi ci sono le nuove strategie aziendali dedicate ai nostri “mercati maturi“: investire sulla mobilità riducendo la produzione tradizionale. Un esempio è quello della General Motors, come si evince dalle dichiarazioni del direttore economico Elaine Buckberg: “Qui sono molto impegnati nello sviluppo dei modelli senza guidatore e hanno già investito 500 milioni di dollari nel servizio taxi-on demand di Lyft.“