Ghiacciati, extra large e ancora relativamente inesplorati: sono Urano e Nettuno, il settimo e l’ottavo pianeta del Sistema Solare, che non sono stati mai oggetto di una missione spaziale dedicata. Finora – ricorda Global Science – solo un manufatto umano li visitati, realizzando le foto con cui i due corpi celesti sono noti: la sonda Voyager 2 della Nasa, che ha sorvolato Urano il 24 gennaio 1986 e poi Nettuno il 25 agosto 1989. Questa condizione di scarsa conoscenza potrebbe cambiare in futuro e, presso il centro Goddard della Nasa, è in fase di sviluppo uno strumento all’avanguardia per lo studio dell’atmosfera, da utilizzare in future missioni verso i due giganti ghiacciati. Lo strumento in questione, il cui progetto è sostenuto dal programma Picasso (Planetary Concepts for the Advancement of Solar System Observations) della Nasa, è un radiometro di flusso: si tratta di un dispositivo che rileva le aree dell’atmosfera di un pianeta in cui si verificano il riscaldamento e il raffreddamento e individua l’azione del calore solare e di quello interno nelle correnti atmosferiche.
Le atmosfere dei due pianeti, infatti, presentano ancora numerosi interrogativi e le informazioni raccolte dalla ‘visita’ di Voyager 2 non sono risultate sufficienti a spiegare alcuni fenomeni. Allo stato attuale, i planetologi sanno che Urano e Nettuno hanno un ‘mantello’ di ghiaccio d’acqua, ammoniaca e metano, mentre le loro atmosfere contengono idrogeno molecolare, elio e metano, sotto forma di gas. Tra i due mondi ghiacciati esistono comunque delle differenze, tanto da far assumere loro un aspetto diverso. Quando le temperature scendono drasticamente, l’ammoniaca forma cristalli di ghiaccio e la sua percentuale diminuisce nell’atmosfera di ambedue i pianeti, mentre il metano prende il sopravvento. Sebbene la percentuale di questo gas sia simile per tutti e due, Urano e Nettuno hanno ciascuno il proprio look: il primo è di un verde acqua sfumato, mentre il secondo è di un blu intenso. Secondo gli studiosi, il colore di Nettuno potrebbe dipendere da qualche componente atmosferico ancora sconosciuto.
Le differenze non finiscono qui. Urano, infatti, non presenta calore interno e quindi le sue nubi sono fredde e non fluttuano al disopra della foschia. Nettuno, invece, irraggia tanta energia quanta ne riceve dal Sole e questa caratteristica vivacizza la sua atmosfera, che presenta fasce scure, tempeste e nubi di metano ghiacciato. Il team Nasa al lavoro sul radiometro ritiene che il nuovo strumento possa fornire le risposte a questi interrogativi, proprio come accadde per l’analogo dispositivo della missione Galileo, anch’essa targata Nasa, che nel 1995 riuscì a cogliere le peculiarità della circolazione atmosferica di Giove.