La famiglia di Michael Schumacher, leggenda della Formula 1, parlerà per la prima volta dopo il suo tragico incidente sugli sci in un nuovo documentario che sarà svelato al Festival di Cannes. Nel 2013, il 7 volte campione del mondo stava sciando sulle Alpi francesi quando ha urtato violentemente la testa contro una roccia, accusando un trauma cranico che lo ha lasciato paralizzato e incapace di parlare. Da quel tragico incidente, non sono trapelati dettagli sulla sua salute né dalla sua famiglia, né dai suoi amici, ma si sa che vive nella sua casa a Gland, in Svizzera, dipendendo da un team di dottori e assistenti.
Ora, quasi 6 anni dopo quel terribile incidente, la storia della leggenda della Formula 1 sarà raccontata in un nuovo documentario, chiamato semplicemente Schumacher, il primo autorizzato dalla famiglia. Il trailer del documentario debutterà al Festival di Cannes, che inizia oggi, 14 maggio. Il film conterrà interviste alla famiglia di Schumacher e immagini inedite del pilota. The Times riporta che sarà intervistato il padre Rolf, 73 anni, la moglie Corinna e i due figli della coppia, Gina, 22 anni, e Mick, 20 anni. La famiglia ha lavorato attentamente con gli autori, i registi pluripremiati Michael Wech e Hanns-Bruno Kammertons, per la realizzazione del documentario, che mostrerà anche i festeggiamenti per il 50° compleanno del pilota, avvenuto quest’anno.
Il film sarà distribuito nei cinema tedeschi e svizzeri il 5 dicembre, mentre i diritti di licenza stranieri saranno in palio al Festival di Cannes in questa settimana. Sabine Kehm, agente della famiglia, ha dichiarato che il film segna i 25 anni dalla leggendaria vittoria del campionato mondiale di Schumacher sul suo rivale britannico Damon Hill. “La straordinaria carriera di Michael merita di essere celebrata 25 anni dopo il primo dei suoi 7 titoli mondiali”, ha detto.
Il pilota tedesco stava sciando fuori pista insieme al figlio Mick, allora 14enne, e un gruppo di amici a Mirabel, quando si è verificato il terribile incidente. I dottori hanno dichiarato che quell’incidente l’avrebbe ucciso se non avesse indossato un casco. È rimasto in coma indotto per 3 mesi, ma da allora la sua salute è stata tenuta segreta.