Secondo il Rapporto del WWF e Global Footprint Network, pubblicato lo scorso 10 maggio, oggi 15 maggio 2019 è l’Overshoot Day per l’Italia: è la data entro la quale, considerato il nostro stile di vita, i cittadini e le cittadine della Penisola possono considerare di aver esaurito il budget di natura a loro disposizione.
A questi ritmi, sarebbero necessarie 2,8 Terre per sostenere la domanda di risorse naturali richieste dal livello del consumo medio del cittadino europeo. Infatti l’impronta ecologica pro capite – cioè l’ammontare di risorse naturali terrestri e marine consumate da ognuno/a di noi dell’Unione Europea è la più alta del pianeta insieme a quella degli Stati Uniti.
Per questi motivi in vista delle prossime elezioni europee (che si svolgeranno in Italia il 26 maggio 2019) il WWF ha rivolto un Appello a tutti i leader europei e ai rappresentati delle forze politiche dei 28 Paesi Membri dell’Unione Europea per stilare un Patto europeo per la Sostenibilità che contempla obiettivi e azioni sui cambiamenti climatici, la tutela della natura e lo sviluppo sostenibile per i prossimi cinque anni di legislatura comunitaria, con il fine di far diminuire l’impronta ecologica dell’Unione Europea, in modo che non solo siano rispettati gli impegni derivanti dall’Accordo di Parigi sul clima, ma per proteggere la stabilità, la sicurezza e la prosperità europea a lungo termine.
L’Earth Overshoot Day, cioè la data entro la quale l’umanità può considerare di aver utilizzato tutte le risorse ecologiche degli ecosistemi dell’intero pianeta, è caduta con un certo anticipo l’anno scorso il 1 ° agosto. Per il resto dell’anno, l’umanità opera sull’esaurimento del capitale naturale. Questo eccesso nell’utilizzo di risorse naturali è chiamato, appunto, “overshoot”.
L’Impronta Ecologica (Ecological Footprint): utilizziamo più di quanto la Terra metta a nostra disposizione
Per quasi 50 anni, la richiesta che l’umanità ha esercitato sulla natura e le sue risorse ha ecceduto la capacità rigenerativa delle risorse biologiche del nostro Pianeta.
Si valuta che attualmente l’umanità nel suo complesso utilizzi la capacità rigenerativa delle risorse biologiche di un 1,7 Pianeta Terra per ricreare i servizi degli ecosistemi che utilizziamo annualmente. Questo “sorpasso” (Overshoot) ha luogo perché tagliamo gli alberi prima che diventino adulti, peschiamo più pesce di quanto gli ecosistemi oceanici siano in grado di rigenerarli ed emettiamo più carbonio nell’atmosfera di quanto le foreste e gli oceani siano in grado di assorbire. Secondo i calcoli del Global Footprint Network il nostro mondo ha iniziato il suo overshoot a partire dal 1970.
Le conseguenze sono costituite dalla diminuzione degli stock delle risorse disponibili (ad esempio, dalle risorse ittiche a quelle forestali) e dal rapido accumularsi di rifiuti, che i sistemi naturali non sono in grado di assorbire o riciclare, come dimostra la crescente concentrazione di carbonio nella composizione chimica dell’atmosfera e i relativi cambiamenti climatici in atto.
L’Impronta Ecologica (Ecological Footprint) misura l’ammontare dell’area di terra e dei mari biologicamente produttivi richiesti per produrre tutte le risorse dovute al consumo della popolazione e all’assorbimento dei suoi rifiuti (l’impronta ecologica in questo ambito calcola solo la capacità di assorbimento del carbonio prodotto dalle attività umane).
La biocapacità (Biocapacity) è costituita dall’area biologica produttiva che consente agli ecosistemi di rigenerare le risorse biologiche e assorbire i rifiuti generati dall’umanità. Essa include l’area biologica produttiva (o biocapacità) necessaria per le coltivazioni agricole, per i pascoli, per le infrastrutture, per le aree di pesca e per i prodotti degli ambienti forestali. Include anche l’area di foresta necessaria ad assorbire le emissioni addizionali di biossido di carbonio (o anidride carbonica) che non possono essere assorbite dagli oceani. Sia la Biocapacità sia l’Impronta Ecologica sono espresse in un’unità definita ettaro globale (Global Hectare-gha). L’ettaro globale rappresenta la produttività biologica di un ettaro di superficie rispetto alla produttività media mondiale.
Le emissioni di carbonio derivanti dall’uso dei combustibili fossili costituiscono la maggiore componente dell’Impronta Ecologica dell’umanità da oltre mezzo secolo e continuano a mostrare un trend in crescita.
Il WWF Italia è stata la prima associazione a portare nel nostro Paese il metodo dell’Impronta Ecologica, curando e lanciando l’edizione italiana del primo libro sull’impronta ecologica (“L’impronta ecologica” di Mathis Wackernagel e William Rees, edizioni Ambiente) nel 1996, stesso anno dell’edizione inglese originale, e collaborando con Mathis Wackernagel fondatore e presidente del Global Footprint Network all’elaborazione del primo calcolo dell’impronta ecologica dell’Italia.