Dalla Groenlandia agli Orti in Africa con Slow Food: ecco perché!
- Secondo l’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change), entro la fine del secolo, in mancanza di limitazioni delle emissioni di gas serra, la temperatura media sul Pianeta è destinata ad aumentare di 4°C e oltre, ma già con un aumento di 2°C si prevedono gravissime conseguenze ambientali e sociali.
- I ghiacciai, che coprono il 10% della superficie terrestre, stanno rapidamente scomparendo: dal 1994 a oggi abbiamo perso circa 400 milioni di tonnellate di ghiacciai all’anno.
- In Groenlandia nel 2003 scomparivano ogni anno 111 chilometri cubi di ghiaccio. Dieci anni più tardi, la cifra è quasi quattro volte più elevata: 428 chilometri cubi (Istituto danese Dtu Space Lab, 2019) con una crescita molto più veloce del previsto.
- In Italia oggi rimane circa un terzo dei ghiacciai alpini rispetto a due secoli fa.
- A livello globale la sola produzione di cibo è responsabile di un quinto delle emissioni di gas serra, 21% (Ar5 Ipcc 2014; The state of food and agriculture by FAO 2015).
- Sempre secondo la Fao, nel 2012, le emissioni generate dall’utilizzo di fertilizzanti sintetici hanno rappresentato il 14% del totale di quelle agricole. Si tratta della fonte di emissioni del settore primario a più rapida crescita: dal 2001 è aumentata del 45% circa (Fao 2015, Food Wastage Footprint: Impacts on Natural Resources).
- Nel periodo 1990-2005, il 71% della deforestazione in Argentina, Colombia, Bolivia, Brasile, Paraguay, Perù e Venezuela è stato causato dalla crescente domanda di pascoli (FAO 2012, Livestock and Landscape).
- Il continente africano è responsabile solo del 4% delle emissioni di gas serra (Commissione dell’Unione Africana).
- Circa i due terzi delle popolazioni dell’Africa subsahariana sono soggette agli effetti del cambiamento climatico perché sono dipendenti dall’agricoltura di sussistenza.
Il progetto
Una corsa in solitaria, un’impresa estrema per denunciare le conseguenze dei cambiamenti climatici e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di fare ognuno la propria parte, a cominciare da poche semplici azioni da compiere nella propria vita quotidiana. È Race against Time, l’iniziativa che Slow Food lancia insieme a uno dei suoi leader e attivisti, il torinese Oliviero Alotto che dal 3 al 6 giugno percorrerà oltre 200 km raccogliendo fondi per il progetto 10 mila Orti in Africa.
L’impresa infatti toccherà gli spazi lasciati liberi dal ritiro dei ghiacciai sulla più grande isola del Pianeta, per unirli idealmente con un altro luogo che, pur privo di responsabilità, oggi sta già pagando pesantemente gli effetti dei cambiamenti climatici: il continente africano.
Race against Time è infatti l’occasione per rilanciare uno dei progetti più importanti del movimento: la campagna di raccolta fondi a favore degli Orti in Africa di Slow Food.
Ogni chilometro di corsa sarà trasformato in un gesto concreto per il Pianeta e contribuirà alla creazione di un orto in Uganda, per permettere ai bambini della scuola di Kachwamba e alla comunità di quella zona rurale l’accesso a un cibo adeguato, sostenibile per la natura e l’ambiente.
Il percorso
Il percorso si snoda attraverso antiche valli glaciali per oltre 200 km nella regione sud-ovest della Groenlandia, dove sono più evidenti gli effetti del cambiamento climatico, e toccherà le località di Kangerlussuaq (sede dell’aeroporto), Kelly Ville, Ice Cap, Sisimiut (la seconda città per popolazione).
L’alimentazione durante la preparazione
Fondamentale per questo tipo di imprese, la dieta dell’atleta è seguita dalla biologa e nutrizionista Felicina Biorci. Nella fase di allenamento si procede con un digiuno intermittente, che prevede 2-3 pasti al giorno al più tardi entro le 16, così da raggiungere 12-16 ore di digiuno prima della colazione del giorno successivo. Digiuno che, stando agli ultimi studi, favorirebbe l’autofagia, responsabile del ricambio cellulare che preserva un corretto funzionamento dell’organismo, la riduzione dei marcatori di infiammazione e il miglioramento del microbioma intestinale. Quindi per tenere alti i livelli di ematocrito, grazie ai quali l’ossigeno arriva abbondante nei tessuti, non mancano le barbabietole mentre legumi e canapa forniscono il giusto apporto proteico. Teff, frumenti antichi, riso, grano saraceno e miglio forniscono i carboidrati, mentre il cacao è fondamentale per contrastare i danni da carichi di lavoro eccessivi. Ovviamente ci sono 700 ml di acqua mattina e pomeriggio
L’alimentazione durante la corsa
Per riuscire a coprire i fabbisogni di circa 40-60 km di corsa giornaliera alle temperature artiche non devono mancare i carboidrati. Vista la scelta di un’alimentazione sostenibile, sono escluse proteine animali, compensate da frutta disidratata, castagne, riso, datteri, canapa.
La preparazione atletica
Alotto si prepara costantemente a imprese del genere, correndo e allenandosi ogni giorno, seguendo una precisa tabella studiata insieme a un preparatore atletico. Nel caso specifico ha corso due gare di oltre 100 km nell’arco di 3 settimane e due da 50 km. Corre almeno 100 km ogni settimana, a cui aggiunge un allenamento in bici.
Chi è Oliviero Alotto?
Responsabile di Slow Food a Torino, per anni ha guidato l’associazione Terra del Fuoco. Da sempre è impegnato nella sensibilizzazione verso la salvaguardia dell’ambiente e del Pianeta. È appassionato di montagna, corsa, trail running, ma anche di vino e cibo. Per lui la corsa è un elemento di unione tra i popoli e di riscoperta della natura nella sua più profonda essenza.