Animali marini del Mediterraneo: quanto impatta la plastica sul loro ecosistema?

I ricercatori stanno raccogliendo plastiche e microplastiche per studiare gli effetti dell'inquinamento sulla fauna marina del Mediterraneo
MeteoWeb

I ricercatori del progetto Plastic Busters dell’Università di Siena stanno navigando per fare campionamenti nel Santuario Pelagos, l’area marina protetta per i mammiferi che comprende il triangolo tra la Toscana, la Sardegna e la Francia. Quest’area del Mediterraneo, la più importante per la vita di tanti cetacei, è altamente impattata dai rifiuti e in particolare dalle plastiche e microplastiche, come tutto il Mare Nostrum. E’ proprio di questi giorni il primo campionamento dei ricercatori su una balena, nelle acque tra Nizza e la Corsica, con una tecnica di biopsia che non ferisce l’animale ma che è utile per ottenere un campione di pelle e grasso sottocutaneo. Da questo campione i ricercatori possono trarre le informazioni sulla salute dell’animale e capire quanto le sostanze inquinanti rilasciate dalla plastica interferiscano sul sistema endocrino dei cetacei. I ricercatori stanno inoltre raccogliendo plastiche e microplastiche in varie aree per analizzarne la concentrazione, e per studiare gli effetti dell’inquinamento da plastica sulla fauna marina.

Tutta la campagna di monitoraggio, che servirà anche a sensibilizzare il largo pubblico sul tema dei rifiuti in mare, e sulla quale Sky sta producendo un documentario, è raccontata con foto e video sul sito web del progetto europeo Plastic Busters Marine Protected Areas. Sullo stesso sito si può vedere il video dei ricercatori che si avvicinano alla balena con un gommone, per lanciare il dardo che asporta un piccolo cilindro di pelle dalla balena, e si possono osservare le foto delle microplastiche e mesoplastiche che sono state raccolte in grande quantità in acqua.

Questo viaggio di Plastic Busters nel Santuario Pelagos fa parte di una più ampia campagna di monitoraggio che durerà complessivamente 40 giorni e si svolgerà per tutta l’estate, promossa dall’Università di Siena e dal gruppo di ricecrca coordinato dalla professoressa Maria Cristina Fossi, in stretta collaborazione con altri enti come Ispa, Ifremer, Oec, Lamma e Cima. Lo scopo ultimo è valutare, attraverso un approccio di ricerca integrato e innovativo, che sarà testato proprio durante questa campagna, l’impatto dei rifiuti marini sulla biodiversità e sulle specie in pericolo. 

Condividi