Un asteroide si sta avvicinando alla Terra. La roccia spaziale, che ha un’ampiezza di 40 metri, dovrebbe passare vicino alla Terra il 9 settembre 2019 e gli esperti dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) hanno avvisato che esiste la possibilità di una collisione. Chiamato 2006 QV89, l’asteroide è abbastanza ampio da distruggere una città, ma l’ESA afferma che esiste una possibilità di impatto su 7.299. Nella lista dei 10 oggetti spaziali che potrebbero entrare in collisione con la Terra, stilata dall’ESA e aggiornata il 6 giugno, l’asteroide 2006 QV89 è 4°.
Rispetto all’asteroide di 10km che annientò i dinosauri circa 66 milioni di anni fa, questo asteroide è molto più piccolo. L’ESA sta monitorando la traiettoria della roccia spaziale. L’ESA dice che rappresenta una “probabilità di impatto diversa da zero”, il che significa che gli scienziati non sono sicuri al 100% della sua traiettoria e quindi esiste la possibilità, seppur molto bassa, di una collisione. Secondo l’agenzia spaziale, probabilmente 2006 QV89, che viaggia a 12,3m/s, si avvicinerà a 6,7 milioni di chilometri dal nostro pianeta. Per avere un’idea, la distanza che separa la luna e la Terra è di 384.400km.
Come suggerisce il nome, l’asteroide è stato scoperto il 29 agosto del 2006, individuato dal Catalina Sky Survey, un’organizzazione dell’Arizona. La roccia spaziale, in realtà, è un visitatore abbastanza frequente del nostro pianeta. Dopo il flyby del 2019, dovrebbe tornare a sfrecciare vicino alla Terra nel 2032, 2045 e 2062, secondo quanto riportato dall’ESA.
Con la sua ampiezza di 40 metri non sarebbe sicuramente in grado di annientare la civiltà umana, ma sarebbe più potente dell’evento di ?eljabinsk, secondo l’ESA. Nel 2013, infatti, una meteora di 20 metri è esplosa su ?eljabinsk, in Russia, mandando in frantumi le finestre delle case e ferendo oltre 1.000 persone. Gli esperti non avevano anticipato l’incidente, portando così la paura che la Terra possa essere sorpresa dalla collisione di un asteroide più devastante in futuro.
Jonti Horner, professore di astrofisica dell’University of Southern Queensland, ha affermato che esiste ancora un enorme rischio che la civiltà venga distrutta dagli asteroidi. In un articolo per The Conversation, Horner ha scritto: “Il sistema solare è disseminato di materiale residuo dalla formazione dei pianeti. La maggior parte di esso è bloccata in “riserve” stabili – la fascia degli asteroidi, la fascia di Edgeworth-Kuiper e la nube di Oort – molto lontano dalla Terra. Queste “riserve” perdono continuamente oggetti nello spazio interplanetario, emettendo detriti in orbite che attraversano quelle dei pianeti. Il sistema solare interno è pieno di detriti, che vanno da minuscole macchie di polvere a comete e asteroidi con diametri di molti chilometri”.
“La grande maggioranza dei detriti che entra in collisione con la Terra è assolutamente innocua, ma il nostro pianeta porta ancora i segni delle collisioni con corpi molto più grandi. Stiamo ancora cercando di capire con quale frequenza si verificano eventi come questo. Le nostre informazioni sulla frequenza degli impatti più grandi sono abbastanza limitate, quindi le stime possono variare drasticamente. Solitamente, le persone sostengono che gli impatti come quello di Tunguska si verificano solo dopo diverse centinaia di anni, ma ci si basa solo su un campione di un evento. La verità è che non lo sappiamo. Mentre il catalogo degli oggetti potenzialmente pericolosi continua a crescere, molti devono ancora essere rilevati, aspettando di coglierci di sorpresa”.