Di Bitcoin e criptovalute ormai si parla spesso. Meno di frequente, invece, si è riflettuto su come i prezzi di questa moneta e quelli dell’avocado sembrino collegati
A segnalarlo di recente sono stati alcuni analisti finanziari più attenti. È accaduto a seguito della decisione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di porre una tassa del 5 per cento sulle importazioni dal Messico. Un’iniziativa che ha avuto un impatto non da poco sul prezzo delle derrate, avocado compreso, e ha creato scompiglio. Perché il 75 per cento degli avocado arriva negli Stati Uniti dal Messico, dunque doverli pagare di più significa incidere sul bilancio di milioni di americani. Soprattutto dei giovani, i cosiddetti millennials. Da alcuni anni, infatti, il toast con l’avocado è una presenza irrinunciabile nella vita di questi giovani, proprio come le criptovalute, Bitcoin in testa.
La moneta virtuale è il futuro
Secondo il sito Teleborsa le criptovalute sono diventate ormai un fenomeno inarrestabile. La più famosa è il Bitcoin, ma esistono oltre 1.600 altre monete digitali, come Ethereum, Litecoin e Ripple. Adesso il loro valore è stimato intorno ai 280 miliardi di dollari, in calo rispetto al 2018, anno del boom, ma in aumento di circa 30 miliardi di dollari dall’inizio del 2017. Come ha dimostrato il Bitcoin, le criptovalute possono subire forti sbalzi sul mercato e questo è uno dei fattori che le rende interessanti per gli investimenti. Ma occorre ovviamente informarsi adeguatamente, magari affidandosi a broker specializzati che nelle loro piattaforme mettono a disposizione spazio non solo per l’acquisto di Bitcoin e il trading, ma anche per la discussione, con un forum fondamentale per chiarirsi le idee. La prospettiva è poi che Bitcoin e altre criptavalute, ora utilizzate per gli investimenti, diventino in futuro monete di scambio anche a livello individuale, consentendo di fare acquisti nei siti dedicati all’ecommerce.
Chi ha uno spirito giovane ha già scelto
Un mondo da scoprire e da considerare, se si intende ampliare la propria visione sul fronte finanziario e far fruttare i propri risparmi senza affidarsi alle banche. Come tendono appunto a fare i giovani, e una ricerca compiuta da Edelman nel 2018 lo dimostra. In base ai suoi risultati, il 77 per cento dei millennials pensa che il sistema finanziario tradizionale sia stato creato per favorire il ricchi e i potenti a dispetto dei poveri. Il 75 per cento teme che le banche vengano prese di mira dai pirati informatici e perdano i loro dati, il 77 per cento pensa che i cattivi comportamenti delle banche porteranno breve ad una crisi finanziaria globale. Bisogna aggiungere, poi, che il 70 per cento ritiene che i servizi bancari siano inutilmente complicati e frustranti. Tanto che il 71 per cento ha candidamente confessato che preferisce andare dal dentista piuttosto che dar retta alle indicazioni ricevute dalla banca. Un rapporto di fiducia irrimediabilmente incrinato, insomma, che spiega chiaramente come mai le nuove generazioni (ma anche chi appartiene alle vecchie e ha uno spirito innovativo) non abbiano più voglia di affidarsi alle banche per i loro conti e i loro investimenti. Sempre secondo lo studio di Edelman, poi, il 25 per cento dei millennials facoltosi possiede delle criptovalute. In base a un’analisi del Sustany Capital, inoltre, l’88 per cento dei millennials considera Bitcoin e criptovalute come forma di investimento e il 42 per cento è convinto che si tratti del modo ideale per mantenere i propri risparmi.
Fiducia nonostante il mercato
La fiducia nelle valute del futuro aumenta, anche adesso che Facebook sta pensando di coniare la propria: il GlobalCoin. E questo accade nonostante le strane oscillazioni del mercato. Come ha sottolineato Bloomberg nel 2018 il prezzo del Bitcoin è crollato dell’80 per cento, eppure il numero totale degli account aperti si è raddoppiato arrivando a 35 milioni. Segno che la gente compera. Ed è giovane e rampante, visto che un’analisi recente ha confermato che il 57,29 per cento del movimento nella comunità dei Bitcoin deriva da persone nella fascia tra i 18 e i 24 anni. Facendo una riflessione si possono trovare almeno tre motivazioni, tutte di tipo pratico, che spingono i giovani a credere nei Bitcoin. Anzitutto le spese per le operazioni sono più basse rispetto a quelle delle banche o compiute su altre azioni, sia per gli acquisti che per i trasferimenti. Poi non ci sono operatori coinvolti, il che significa che non si corre il rischio che qualcuno disonesto si appropri del nostro patrimonio. Ancora non si fanno questioni personali, quindi non ci sono discriminazioni o valutazioni su come si appare e sulla storia finanziaria passata.