Il mese di luglio sarà, con molta probabilità, caldo, con temperature al di sopra dei +30°C, con frequenti temporali pomeridiani, causati dall’aria calda che tende a condensare lungo i rilievi per poi precipitare. Immancabili le ondate di calore, tra cui una che inizia domani.
“Il caldo che è scoppiato nelle prime due settimane di giugno è la conseguenza dell’ingresso in tutta l’area del Mediterraneo dell’anticiclone africano, che ha raggiunto anche la Francia e la Spagna. Il 21 giugno ha segnato l’inizio dell’estate astronomica, e da adesso in poi il caldo persisterà per tutto il mese di luglio con punte elevate che potranno raggiungere i 40 gradi in alcune località,” ha spiegato all’AGI Marina Baldi, climatologa del CNR. “Sulle Dolomiti abbiamo già un temporale al giorno e a luglio ci aspettiamo precipitazioni sparse a carattere di rovescio nelle regioni centro-meridionali, nelle parti interne e sui rilievi dell’Appennino e delle Alpi, in particolare nelle aree del Nord-Est. Si tratta di temporali tipicamente estivi, brevi ma con tanta attività elettrica, quindi attenzione ai fulmini“.
“Il caldo che si è verificato nelle prime due settimane di giugno con ondate di calore intense e prolungate – prosegue l’esperta – ricalca quanto accaduto negli ultimi 15 anni, e questo è un trend in crescita, che può essere attribuito ai cambiamenti climatici. Cioè a un riscaldamento generale dell’atmosfera dovuto all’inquinamento e a concentrazioni sempre più elevate di effetto serra“. “Tra la fine di maggio e i primi di giugno gli osservatori di Mauna Loa nelle isole Hawaii e gli osservatori italiani sul Monte Rosa e sul Monte Cimone hanno rilevato valori molto elevati di concentrazioni di CO2, uno dei gas più impattanti per l’effetto serra sul clima. Sono state superate 400 ppm per milione, valori mai raggiunti prima, purtroppo un record negativo. Queste concentrazioni hanno sicuramente un effetto sul riscaldamento globale“. Le ondate di calore sono attribuibili ai mutamenti climatici. “Tutti ci ricordiamo l’ondata famosa del 2003: durò l’intera estate e fu un caso simbolo: Parigi subì un’ondata di calore che non aveva mai conosciuto e da allora ce ne sono state molte. Le nostre attività fanno aumentare le emissioni di CO2 e questo provoca una variazione delle configurazioni delle masse di aria per cui le quelle di origine africana riescono a pervadere il Mediterraneo“.
“Le ondate si studiavano già negli anni ’60 ma la differenza è che ora sono più prolungate e più intense“.