Storia, Cronache dal Rinascimento: il sacco di Roma

"Cronache dal Rinascimento", il programma di Rai Cultura condotto da Cristoforo Gorno, ricostruisce i fatti che portarono al sacco di Roma del 1527
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Nel 1516 l’Italia è al centro della disputa tra Francesco I, re di Francia, e Carlo V, re di Spagna, che si contendono il titolo di imperatore del Sacro Romano Impero. “Cronache dal Rinascimento” – il programma di rai Cultura condotto da Cristoforo Gorno, in onda lunedì 10 giugno dalle 21.10 su Rai Storia – torna in quei tempi e in quei luoghi, ricostruendo i fatti che portarono al sacco di Roma del 1527. Innanzitutto sarà Carlo V ad avere la meglio nella contesa per il titolo di imperatore, e sarà lui ad accerchiare il rivale Francesco I, mirando alla conquista del Ducato di Milano, utile per unire i suoi possedimenti in Germania con quelli spagnoli e italiani. L’imperatore riesce così a strappare Milano al re di Francia, che accorre con il suo esercito, ma viene sconfitto a Pavia e imprigionato a Madrid. Pur di essere liberato, Francesco I accetta condizioni umilianti e, a garanzia dell’accordo, è costretto a consegnare i suoi due figli maschi. Tornato in Francia, crea la Lega di Cognac, un’alleanza con Firenze, Milano, Venezia e, dopo molte esitazioni, anche con il papa. A quel punto, Carlo V si vendica di Clemente VII, reo di essersi schierato con Francesco I, e chiede aiuto agli alleati romani, i Colonna, che nel 1526 compiono un primo saccheggio di Roma. Il papa invoca allora l’aiuto di Francesco I e l’imperatore Carlo V, stanco dei continui voltafaccia di Clemente VII, mette in piedi un esercito formato da Italiani, Spagnoli e dai terribili Lanzichenecchi, mercenari tedeschi e luterani, che odiano il papa e considerano Roma la città di Satana da punire con il ferro e con il fuoco. L’esercito imperiale si mette dunque in marcia verso Roma dove, agli ordini di Carlo di Borbone, si accampa la sera 5 maggio 1527, in attesa di saccheggiarla l’indomani. Il giorno dopo i lanzichenecchi scendono dal Gianicolo e si dirigono verso Porta Santo Spirito, dove incontrano la resistenza della milizia romana messa insieme all’ultimo momento dal papa. I soldati spagnoli e italiani intanto arrivano indisturbati a Porta Cavalleggeri: i cannoni di Castel Sant’Angelo non sparano a causa della nebbia e quando cominceranno a faro sarà troppo tardi. Papa Clemente VII riesce comunque a fuggire E mentre i soldati italiani rimangono a presidiare la fortezza, spagnoli e lanzichenecchi passano il Tevere e danno inizio al sacco di Roma. Durerà otto giorni. L’esercito lascia Roma solo nel febbraio del 1528 lasciando dietro di sé morti, devastazioni, stupri, furti e sacrilegi.

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