Una scossa di terremoto di magnitudo 3.6 ha colpito Roma la scorsa notte alle 22:43. In particolare, l’epicentro è stato a 3km da Colonna, nella zona dei Castelli Romani. L’area più vicina all’epicentro ha avuto un risentimento sismico del 5° grado Mercalli, precisamente a Colonna, San Cesareo e Zagarolo, che significa che la scossa è classificata come “piuttosto forte“, cioè “Avvertita anche da persone addormentate; caduta di oggetti“. Altri due piccoli eventi sismici, entrambi di magnitudo 1.4, si sono poi verificati alle ore 23:06 italiane del 23 giugno e alle 01:23 del 24 giugno.
“Guardando la sismicità recente, dal 1985 ad oggi, si nota che sono 5 gli eventi di magnitudo pari o superiore a 3.0 nella con epicentro molto vicino a quello di ieri. Il terremoto di ieri sera è avvenuto sul bordo settentrionale del complesso vulcanico dei Colli Albani, in un’area dove sono stati attivi alcuni crateri eccentrici durante le fasi finali della vita del vulcano, in tempi geologicamente “recenti”. La zona si trova al passaggio tra l’area sismica dei Colli Albani a sud, caratterizzata da una sismicità superficiale, di magnitudo generalmente inferiore a 5 e intensità localmente elevata, con danni fino al grado 8 MCS (terremoto del 26 agosto 1806, magnitudo stimata pari a 5.6,CPTI15) e la catena appenninica a est, interessata, come noto, da eventi di magnitudo maggiore, come nel caso del terremoto della Marsica del 13 gennaio 1915 (magnitudo stimata 7.1, CPTI15).
La zona presenta una sua sismicità storica di livello moderato, con eventi sismici di magnitudo stimata intorno a 5. In particolare, il terremoto più prossimo all’area dell’evento di ieri è avvenuto il 26 ottobre 1876, con una magnitudo stimata pari a 5.1. In quel caso, si registrarono effetti del grado 7 MCS a Palestrina e Castel San Pietro Romano (RM), mentre a Roma si ebbe un grado 5-6 MCS. L’evento di ieri è stato causato da una faglia normale (o estensionale) orientata parallelamente alla catena appenninica, che interessa la crosta superiore. Il calcolo delle coordinate ipocentrali fornisce un valore intorno a 11 km, mentre dalla modellazione delle forme d’onda per il calcolo del momento tensore si ottiene in valore intorno ai 5 km. Analisi ulteriori sono in corso per chiarire questo aspetto. Il tipo di meccanismo di faglia è coerente con le conoscenze sulla deformazione tettonica della catena appenninica, interessata anch’essa da faglie prevalentemente orientate in senso nord-ovest-sudest e con movimento estensionale”, ha affermato l’INGV in una nota.