Il 20 luglio 1969 lo Sbarco sulla Luna, il “piccolo grande passo” che cambiò la storia [GALLERY]

20 Luglio 1969, Sbarco sulla Luna: il lungo cammino che portò al "piccolo grande passo" che cambiò la storia dell'umanità
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Il 20 luglio 1969 il mondo seguiva col fiato sospeso la missione Apollo 11 della NASA, che ha cambiato il corso della storia portando il primo uomo sulla Luna. Cinquant’anni dopo il pianeta celebra con lo stesso entusiasmo quel passo cruciale per l’umanità.
Come noto, il primo uomo a camminare sul nostro satellite è stato l’astronauta NASA Neil Armostrong, seguito da Buzz Aldrin, il secondo uomo a camminare sul suolo lunare. In quei momenti, Michael Collins manteneva il controllo della missione a bordo del modulo Columbia. Per 2 ore e 31 minuti, Armstrong è rimasto sul suolo lunare lasciandovi l’impronta dell’umanità. Indimenticabili le sue parole: “Questo è un piccolo passo per un uomo ma un gigantesco balzo per l’umanità“.
Quel giorno 900 milioni di persone in tutto il mondo erano incollate alla televisione, solo in Italia erano 20 milioni: lo sbarco sulla Luna del 1969 fu il primo vero evento mediatico globale e coinvolse milioni di persone in ogni angolo del Pianeta. In quella lunga notte la RAI mandò in onda uno “Speciale Luna” che durò oltre 28 ore, condotto da Tito Stagno.
La lunga diretta fu possibile grazie alla prima grande antenna parabolica, installata al Centro Spaziale del Fucino, vicino L’Aquila, inaugurato da Telespazio – oggi azienda del Gruppo Leonardo – solo pochi anni prima e diventato oggi uno dei più avanzati teleporti al mondo.

Sbarco sulla Luna: il lungo cammino che portò al “piccolo grande passo” che cambiò la storia

Credit: NASA

Quel “piccolo” passo di Armstrong sul suolo lunare è stato contemporaneamente l’inizio e il coronamento di un cammino che ha aperto al mondo intero le porte della Luna e dello Spazio. Prima di quello sbarco, lo Spazio era solo un campo di battaglia sul quale le due principali potenze di allora, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, giocavano la loro Guerra Fredda.
Ad avere spinto il gigante americano verso la Luna è stato il balzo compiuto dall’URSS: a dare impulso all’impresa è stato un segnale radio che, a partire dal 4 ottobre del 1957, per 92 giorni è stato ascoltato dai radioamatori di tutto il mondo. Era il segnale dello Sputnik 1, il satellite sovietico che per primo eseguì un volo orbitale dimostrando la capacità dei vettori russi di uscire dall’atmosfera terrestre e di trasportare oggetti in orbita intorno alla Terra.
Una sfida da raccogliere per gli Stati Uniti: a costruire le basi e le premesse politiche, industriali, culturali ed economiche della risposta statunitense fu il Presidente Dwight Eisenhower, che, durante la sua presidenza nel luglio del 1958, appena nove mesi dopo, creò la National Aeronautics and Space Administration (NASA) e avviò un programma di finanziamento alle scuole, il National Defense Education Act per sostenere l’educazione dei giovani, mentre il Congresso provvedeva ad aumentare la dotazione del fondo della National Science Foundation (NSF) di ulteriori 100 milioni di dollari che alla vigilia dello sbarco, nel 1968, sarebbero arrivati a 500.

Mentre gli USA correvano alle armi per la sfida spaziale, i sovietici portavano a casa un altro risultato storico: il primo uomo nello Spazio, Yuri Gagarin. “Da quassù la Terra è bellissima, senza confini“, sono state le parole del giovane cosmonauta russo di appena 27 anni che il 12 aprile del 1961 effettuò l’impresa a bordo della Vostok 1.

Fu poi John F. Kennedy, il nuovo presidente degli Stati Uniti, entrato in carica da appena qualche mese, a dare un nuovo impulso alla sfida, quando, nel gennaio del 1961, concepì il viaggio verso la Luna: “Credo che questa nazione si debba impegnare a raggiungere l’obiettivo, prima che finisca questo decennio, di far atterrare un uomo sulla Luna e di farlo tornare sano e salvo sulla Terra. Nessun progetto spaziale di questo periodo sarà più impressionante per il genere umano, o più importante per l’esplorazione spaziale a lungo raggio; e nessuno sarà cosi’ difficile e dispendioso da compiere“, dichiarò davanti al Congresso USA il 25 maggio.
Nonostante il 5 maggio del 1961 Alan Shepard riuscì volare nello Spazio, Kennedy sapeva bene che per un Paese come gli Stati Uniti non era sufficiente eguagliare i traguardi dei sovietici, e decise quindi di proclamare la corsa verso la Luna.
Il sogno di Kennedy si tramutò in un progetto ormai ben noto, il programma Apollo, che mise in moto centinaia di migliaia di lavoratori, tecnici, scienziati, ingegneri, chimici, piloti e astronauti e giunse, nel 1965 a mobilitare il 5,5% dell’intero bilancio federale.

Il passo successivo fu progettare e sviluppare nuovi razzi, i Saturn, nuove navicelle, le Apollo, e anche i moduli per l’allunaggio, il Lem. Seguirono anni difficili: il 27 gennaio del 1967 gli astronauti Virgil Grissom, Edward White e Roger Chafee morirono in un incidente, la “Tragedia dell’Apollo 1”, seguito l’anno successivo da una serie di missioni preparatorie allo sbarco: le missioni Apollo 7, 8, 9 e 10.
Il 16 luglio del 1969 venne lanciata da Cape Canaveral la missione Apollo 11 che entro pochi giorni avrebbe portato Neil Armstrong e Buzz Aldrin a scendere per primi sulla Luna.

Da allora, in 50 anni l’uomo ha compiuto passi in avanti straordinari nell’esplorazione spaziale, tanto da essere sulla soglia di pianificare missioni umane non solo sulla Luna, ma anche su Marte.
E’ grazie alla collaborazione tra Nazioni che è stato costruito un avamposto spaziale in orbita, l’International Space Station (ISS) e l’umanità pian piano ha effettuato le sue conquiste sempre più oltre i limiti del Sistema Solare visitando e raccogliendo informazioni su asteroidi, pianeti, lune e comete.

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